Scenari del conflitto nella letteratura italiana. XXV Congresso Nazionale dell’Associazione degli Italianisti

Il Congresso ADI 2022 verterà su Scenari del conflitto nella letteratura italiana.

La guerra è sempre stata al centro della produzione letteraria italiana, celebrata nell’epica classica o rappresentata, soprattutto dai primi decenni del Novecento in avanti, come esperienza insensata, espressione del disordine della civiltà. I letterati si sono fatti spesso interpreti di una cultura della convivenza civile tra i popoli, ma non sono mancati, anche negli ultimi secoli, scrittori che hanno sostenuto il ricorso alle armi, spinti da motivazioni ideologiche o politiche. Il compito della letteratura non si esaurisce però nel racconto o commento di una realtà che spesso finisce per travalicare ogni possibile invenzione. Espressione di un sapere critico che costituisce la ricchezza principale della nostra civiltà, la letteratura ha perpetuato un umanesimo civile e ha approntato strumenti concettuali di resistenza all’orrore, affidati a linguaggi, a storie, a racconti che si rinnovano continuamente e che costituiscono essi stessi, con la loro forza comunicativa, una risposta ai conflitti.

In questo momento in cui la guerra è entrata nuovamente a far parte della nostra quotidianità, l’Associazione degli Italianisti intende portare l’attenzione proprio sul valore etico e civile della letteratura, sulla sua capacità di riflettere criticamente sui processi e le contraddizioni della storia.

I contributi riguarderanno, tra gli altri, i seguenti argomenti:

  • la rappresentazione della guerra e della pace
  • i linguaggi della politica e della diplomazia
  • gli snodi storiografici: periodizzazioni storico-letterarie ed eventi bellici
  • retorica, generi letterari e guerra
  • il superamento dei conflitti
  • la trattatistica politico-militare

Invitiamo a versare quanto prima la quota annuale di iscrizione all’Associazione e comunque non oltre il 3 settembre 2022. Ricordiamo a tutti i relatori e ai coordinatori dei panel delle sessioni parallele che l’inserimento del nominativo nel programma definitivo del Congresso è subordinato all'avvenuta regolarizzazione del versamento della quota di iscrizione.

Non sarà in ogni caso possibile versare la quota a Foggia. L'unica modalità prevista è il versamento (Soci: 50 euro; Associati: 25 euro) tramite bonifico bancario al Conto Corrente dell'Associazione degli Italianisti - IBAN: IT61 N030 6904 01310000 0060 997. Per tutti i dettagli sulle modalità di iscrizione all'Associazione, visita la pagina dedicata.

  • Sistemazioni alberghiere
  • Cena sociale
    La cena sociale si terrà il 16 settembre alle ore 20.30 presso il Ristorante "Samì – Ristorante in Fiera" (Viale Fortore, 155). Il costo sarà di 40 euro a persona.
    Le prenotazioni devono giungere entro il 5 settembre 2022, compilando il form online dove sarà possibile specificare eventuali intolleranze/allergie alimentari o la richiesta di un menù vegetariano.
    Coloro i quali intendano prendere parte alla cena sociale dovranno inviare la ricevuta del bonifico che attesti l'effettivo pagamento del servizio all'indirizzo congressoadi@unifg.it.
    La quota partecipativa va versata con bonifico intestato a:
    Sebastiano Valerio IBAN: IT82V0760104000001060923552 (Poste Italiane) Bic swift: BPPIITRRXXX. Nella causale si prega si specificare "Nome Cognome – Cena sociale ADI".
Programma del congresso
XXV Congresso Nazionale dell’Associazione degli Italianisti

Il congresso ADI 2022 si terrà in presenza dal 15 al 17 settembre 2022 presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Foggia (via Arpi, n. 155 e 176).

Giovedì 15 settembre

Aula Magna “G. Cipriani”, Dipartimento Studi Umanistici

  • 15.00

Apertura del Congresso
Saluti istituzionali

Francesco Tateo - Introduzione

  • 16.00

Tiziano Zanato, «Capo ha cosa fatta». Riflessi letterari delle lotte intestine a Firenze da Dante a Lorenzo de՚ Medici

Claudia Berra, Gian Mario Anselmi, Franco Tomasi, Rappresentazioni del conflitto e della crisi nella letteratura rinascimentale

Giulia Dell’Aquila, Scenari di guerra nell’epica secentesca

  • 18.00

Christian Del Vento, «O uomini infelici nati ad amarvi e a trucidarvi». Scrittori e conflitto tra Riforme e Risorgimento

Lucia Rodler – Maura Locantore – Antonio R. Daniele, Scritture d'amicizia e di conflitti: Pasolini tra Morante e Parise

Venerdì 16 settembre

Aule dei plessi del Dipartimento di Studi Umanistici, via Arpi 155 e 176

  • 9.00 – 12.00

Sessioni parallele

Aula Magna “G. Cipriani”, Dipartimento Studi Umanistici

  • 12.00-13.15

Gli scrittori e i conflitti: Marcello Fois e Andrea Molesini dialogano con Maria Cristina Figorilli

  • 13.30 – 14.30

Pausa pranzo

Aule dei plessi del Dipartimento di Studi Umanistici, via Arpi 155 e 176

  • 14.30 –17.30

Sessioni parallele

Aula Magna “G. Cipriani”, Dipartimento Studi Umanistici

  • 17.30

Assemblea dei soci e degli associati

  • 21.00

Cena sociale presso il Ristorante Samì in Fiera, Viale Fortore, n.155

Sabato 17 settembre

Aula Magna “G. Cipriani”, Dipartimento Studi Umanistici

  • 9.30

I gruppi scientifico-didattici e il futuro dell’Italianistica, tavola rotonda, coordina Sebastiano Valerio

Aula Magna “G. Cipriani”, Dipartimento Studi Umanistici

  • 11.30

L’università e la formazione dei docenti, tavola rotonda, coordinano Silvia Tatti e Pierpaolo Limone, Rettore dell’Università di Foggia

  • 13.00

Chiusura del convegno

Documento
Programma delle sessioni parallele

Proposte elaborate in collaborazione con l'Associazione Only Food.

  • Sabato 17 settembre

Visita agli ipogei e al centro storico di Foggia, ammirando i monumenti più rappresentativi. Due le turnazioni: ore 15.00 -17.00 e ore 17.00-19.00

La quota per la visita guidata è di euro 7,00 con numero minimo di 10 partecipanti. Le prenotazioni dovranno essere effettuate entro mercoledì 14 settembre 2022, contattando direttamente la referente Franca Palese (320 372 4578).

  • Domenica 18 settembre

Visita agli affascinanti comuni di Troia e Lucera. La quota per la giornata è di 45,00 euro e comprende:

  • autobus 30 posti
  • guida turistica abilitata
  • pranzo presso Masseria Borgo di Mezzana Grande Lucera
  • ingresso monumenti Lucera

La prenotazione dovrà avvenire o chiamando il numero 328 861 575 (Milena Natola) o inviando una email all'indirizzo mil85@libero.it, entro mercoledì 14 settembre 2022. L'attività si svolgerà a raggiungimento del numero di 30 partecipanti.

Istruzioni per l’invio delle proposte di comunicazione ai panel

Sino al 15 luglio 2022, Soci e Associati dell’ADI, regolarmente iscritti per il 2022, possono presentare proposte di comunicazione, indicando il panel al quale intendono partecipare.
Le proposte devono essere inviate all’indirizzo mail del proponente (o dei proponenti) del panel e in copia all’indirizzo della segreteria organizzativa del Congresso (paneladi@unifg.it). Ogni proposta deve essere accompagnata da un abstract (massimo 1.000 caratteri, spazi compresi) e una breve nota biografica (massimo 500 caratteri, spazi compresi). Nell’abstract dovrà essere indicato chiaramente:

  • il panel a cui si intende partecipare;
  • nome e cognome, con l’istituzione di afferenza;
  • titolo dell’intervento proposto.

Entro il 22 luglio 2022 le comunicazioni accettate saranno rese note sul sito dell’Associazione.

L’accettazione della proposta di comunicazione e l’inserimento nel programma definitivo del Congresso sono comunque subordinati all’avvenuta regolarizzazione del versamento della quota di iscrizione (entro il 3 settembre 2022). Non sarà in ogni caso possibile versare la quota a Foggia. L’unica modalità prevista è il versamento (Soci: 50 euro; Associati: 25 euro) tramite bonifico bancario, al Conto Corrente dell’Associazione degli Italianisti; IBAN: IT61 N030 6904 0131 0000 0060 997. Per tutti i dettagli sulle modalità di iscrizione all'Associazione, visita la pagina dedicata.

1. Il racconto delle armi. La rappresentazione delle armi nella letteratura occidentale

  • Proponenti: Salvatore Ritrovato (Università di Urbino) e Ilaria Tufano (Università di Urbino)
  • e-mail: salvatore.ritrovato@uniurb.it; ilaria.tufano@uniurb.it

Le armi hanno raccontato gli uomini, le loro società, i loro mondi, e viceversa, ogni società ha avuto le sue armi, con le armi gli uomini hanno maturato un rapporto differente dalla celebrazione al rifiuto, facendo di questo mondo il luogo delle contraddizioni e dei conflitti, ma anche, paradossalmente, della riconciliazione e dell’amicizia. Come e perché le armi raccontano le storie degli uomini, dal primo testo poetico della letteratura occidentale, l’Iliade, in cui ogni eroe ha le sue proprie armi: armi di scontro e di incontro (come accade fra Diomede e Glauco, che quando stanno per affrontarsi, riconoscono che le loro famiglie sono “amiche” e quindi, come pegno solenne di questa amicizia, rinunciano a combattere e si scambiano le armi ) che non basteranno a risolvere la guerra, finché non verrà escogitata, con un dono apparentemente pacifico, l’arma più imprevedibile e strana: un cavallo di legno. Il panel – che procede e innova un precedente progetto che ha trovato forma in un volume a cura di Tommaso di Carpegna Falconieri e Salvatore Ritrovato (Il racconto delle armi, Bologna, Il Mulino 2021) – intende ripercorrere la fortuna delle armi nella cultura letteraria occidentale, e si aspetta una serie di interventi mirati a sciogliere momenti e passaggi importanti del modo in cui le “armi” sono state rappresentate e raccontate, a partire dalla cultura medievale, in cui l’arma può simboleggiare lo status di una famiglia, di una casata, e si fa emblema dei suoi valori morali. Un passaggio senz’altro decisivo è l’invenzione dell’arma da fuoco, che nei primi tempi si affianca in maniera complementare a quella bianca (senza dimenticare quella da lancio, riservata ai soldati più umili, per quanto potesse avere a volte un peso decisivo in battaglia); ma con il progredire della tecnica di ricarica, essa finirà per soppiantare definitivamente quelle tradizionali, riservandone l’uso solo nei casi di assalti “alla baionetta”. Il primo moto di sorpresa e meraviglia nei confronti di questo tipo di arma fu rapidamente soppiantato da uno di diffidenza e disprezzo, prima di essere superato in nome di un cinismo superiore alla dimostrazione del proprio valore della forza in battaglia, cioè di quel “coraggio” che imponeva di guardare il nemico negli occhi. Infine, se è vero che l’“esaltazione” dell’arma trova modelli narrativi consolidati nei generi più popolari letterari e cinematografici (dal romanzo giallo al noir, allo storico, e così via), nonché tramite l’exploit di reportage giornalistici che provano a restituire al lettore, quasi in presa diretta, le giornate più feroci della storia, è vero anche che nasce una straordinaria riflessione apocalittica sulla nascita di armi che superano ogni immaginazione, come quelle biologiche e atomiche, dette anche armi di distruzione di massa; e su queste ultime si intende puntare l’attenzione per riflettere su una questione ancora più grande: “quanto vale la vita umana”.

2. La città come teatro di conflitti

  • Proponente: Luigi Cepparrone (Università degli Studi di Bergamo)
  • e-mail: luigi.cepparrone@unibg.it; alberto.difranco@guest.unibg.it

La città, dal suo primo affermarsi, è diventata il teatro privilegiato dei conflitti. Lunghi assedi o immagini di liberazione hanno popolato l’immaginario letterario a rappresentare in modo emblematico la guerra. E ancora la desertificazione umana e materiale del paesaggio urbano è diventata il simbolo dell’orrore della guerra. Le città, per la loro raffinata civiltà, sono state prede ambite, motivi del contendere tra cobelligeranti e il loro possesso esibito come prove di vittoria. Spesso le città hanno subito un assedio portato da nemici esterni, in una dinamica interno/esterno; altre volte le dinamiche conflittuali sono state generate dall’interno: la lacerazione delle connessioni sociali e culturali del tessuto urbano ha generato conflitti fratricidi e sanguinosi. Le guerre risorgimentali e quella contro il nazi-fascismo hanno coinvolto le città in questa doppia dinamica, presentandosi al contempo come guerre di liberazione dallo straniero e come guerre civili tra opposti fronti interni. Lo stesso rapporto città/campagna è stato ripensato, riscoperto, reinventato in occasione di conflitti. A volte il tessuto urbano è stato scenario di conflitti immaginari, la cui rappresentazione letteraria ha avuto un valore conoscitivo non inferiore a quelli reali. Il panel vuole indagare le situazioni e le dinamiche richiamate in una prospettiva interdisciplinare, facendo dialogare la letteratura con altre forme d’arte e con le scienze sociali.

3. Guerra e generi letterari: declinazioni possibili da Dante al Novecento

  • Proponenti: Luca Lombardo (Università di Bergamo), Lorenzo Negro (Università di Venezia), Anna Rinaldin (Unipegaso), Tiziano Zanato (Università di Venezia)
  • e-mail: luca.lombardo@unibg.it; lorenzo.negro@unive.it; anna.rinaldin@unipegaso.it; zanato@unive.it

In che modo la narrazione della guerra si è calata entro determinati generi letterari? Quali sono i generi letterari più “confacenti” alla guerra? Quali di essi si è imposto su altri in determinati periodi della storia italiana? A questi e a consimili interrogativi intende rispondere il panel, tramite una puntuale analisi di testi, in prosa (racconti, romanzi, diari, trattati, carteggi, relazioni, discorsi, orazioni, ecc.), in versi (poemi e poemetti, liriche, bucoliche, e così via), o magari in prosimetri (si pensi a Con me e con gli alpini di Piero Jahier). Sulla linea diacronica si partirà dal De vulgari eloquentia, allorché Dante definisce quali argomenti siano degni di essere trattati dai versificatori in volgare illustre, individuando come soli possibili ambiti della materia poetica la prodezza nelle armi, l’amore ardente e la retta volontà. Il percorso approderà al Novecento, nel quale il rapporto fra guerra e generi letterari ha modo di ampliarsi e di ramificarsi, specie come conseguenza dei due conflitti mondiali.

4. Guerre e conflitti nella storia dell’identità letteraria italiana

  • Proponente: Carmelo Tramontana (Università di Catania)
  • e-mail: carmelo.tramontana@unict.it

Discussant: A. Manganaro (Università di Catania) e G. Traina (Università di Catania)

La guerra è tema frequente nella tradizione letteraria italiana e la sua rappresentazione contraddistingue alcuni dei più importanti snodi storici della letteratura nazionale. Ogni conflitto prevede una suddivisione netta tra noi e gli altri, una radicale contrapposizione tra identità e alterità. La rappresentazione letteraria della guerra è quindi decisiva nella costruzione dell’identità individuale e collettiva, di una comunità e dei suoi membri. Il panel è aperto a interventi che partono dalla rappresentazione del conflitto in autori e opere della letteratura italiana, per giungere alla riflessione sulla genesi, sulla trasformazione o sulla messa in discussione dell’identità italiana attraverso il tema della guerra. L’attenzione sarà quindi rivolta a questioni come: il linguaggio e la retorica della guerra; il ruolo del letterato nello scenario di conflitto. Particolarmente gradite saranno le proposte relative agli snodi di maggiore rilievo per l’emergere della dinamica di crisi e di cambiamento nella storia letteraria, ad esempio:

Conflitti tra fazioni politiche e comuni nell’Italia due-trecentesca (autori di riferimento: Brunetto, Dante, Petrarca, Boccaccio);

Conflitti tra domini politici, città italiane, regni stranieri tra fine ‘400 e ‘500 (Machiavelli, Guicciardini);

Conflitti patriottico-risorgimentali (Foscolo, Manzoni, Nievo) e anche il riflesso della conflittuale unificazione nei narratori del secondo Ottocento (Verga, De Roberto).

5. Lupus in fabula! Sembianze e modi della sconfitta del Nemico nella tradizione mitico-favolistica italiana

  • Proponenti: Maria Teresa Imbriani (Università degli Studi della Basilicata) e Aurora Zaccagnino (Università degli Studi della Basilicata)
  • e-mail: mariateresa.imbriani@unibas.it; aurora.zaccagnino@unibas.it

Nell’Epistola ad Lucilium 90,41, ripresa con variazioni da Leopardi nello Zibaldone 2679, Seneca ricorda che gli uomini primitivi non erano in lotta tra loro e al sangue umano prediligevano quello delle fiere, ma poi, all’irrompere dei vizi, cominciarono a odiarsi e a riversare la loro ostilità in lotte intestine, talvolta fratricide, e guerre civili, senza necessariamente ricorrere alle armi. La tradizione mitico-favolistica, attraverso un’evidente astrazione dalla realtà, tramanda anch’essa il contrasto tra Bene e Male, l’odio fratricida, il maligno che si annida nella generazione degli uomini, tramontata l’Età dell’oro. A noi sembra inoltre che il patrimonio favolistico, soprattutto dove l’antagonista si manifesta in spoglie animalesche, conservi la memoria atavica del contrasto ferino e brutale, che si affina via via nell’esaltazione dei valori più razionali e nobili dell’umano. Il lupo di Cappuccetto rosso per esempio sarebbe quasi trionfante senza l’intervento, esterno e violento, del cacciatore, mentre è l’astuzia di mamma capra a sconfiggerlo poi nel Lupo e i sette capretti dei Grimm, senza dimenticare che senza il lupo “cattivo” non ci sarebbe quello di Gubbio, quando San Francesco fa segnare il trionfo assoluto del Bene. Il panel intende dunque proporre un’indagine sulle sembianze e sulle modalità con le quali viene combattuto e sconfitto il Nemico, che sia un Lupo o un Leone o un Topo o un Drago o un qualsiasi altro animale reale o fantastico, nella letteratura italiana di origine popolare, dai cantari medievali a Giambattista Basile, dalle fiabe raccolte dagli studiosi di Scuola storica alle riscritture di Italo Calvino, da Gianni Rodari a Mario Lodi.

6. Guerra e pace nelle opere di Dante: metafora, storia, poesia

  • Proponente: Giuseppe Ledda (Università di Bologna)
  • e-mail: giuseppe.ledda@unibo.it

Nelle opere di Dante sono frequentissime le metafore belliche, che vanno dalle declinazioni erotiche proprie della lirica amorosa agli svolgimenti avventurosi, emotivi e cognitivi nella rappresentazione del viaggio oltremondano. Vicende di guerra sono anche evocate come veicoli di similitudini tese a illustrare la condizione delle anime nell’aldilà. Ma la guerra e la pace sono oggetti di poesia per eccellenza, riconosciuti come tali nella teorizzazione del De vulgari eloquentia, mentre la riflessione sulla guerra come fondamento dell’Impero svolge una funzione vitale nelle nuove posizioni politiche sviluppate a partire da Convivio IV. Nella Commedia, poi, i modelli della poesia epica classica portano una molteplicità di riferimenti a episodi e personaggi di vicende belliche storiche e mitiche, e anche la Bibbia è ricca di figure dell’epica guerresca che Dante esalta insieme ai grandi personaggi dell’epica cristiana medievale. Del resto, la riflessione sulle guerre sante e sulle crociate si incrocia nel poema pure con l’attualità politica. Anche la rappresentazione, attraverso i dialoghi con le anime incontrate, delle situazioni politiche attuali e dei loro antecedenti storici chiama spesso in causa vicende belliche e il poeta non esita a ricordare anche quelle in cui è stato personalmente coinvolto.

7. La guerra e i generi letterari dal Trecento al Settecento (epica, storiografia, novellistica, teatro)

  • Gruppo di lavoro AdI “Seicento”
  • Proponenti: Simone Magherini (Università degli Studi di Firenze); Vincenzo Caputo (Università degli Studi di Napoli Federico II)
  • e-mail: simone.magherini@unifi.it; vincenzo.caputo@unina.it

L’orrore della guerra, che le contemporanee vicende europee hanno riportato prepotentemente al centro dell’attenzione mediatica, ha rappresentato in modi e fini diversi anche il fulcro di tanta letteratura antica e moderna. Il panel intende concentrare l’attenzione su quella vasta produzione letteraria che, dal Trecento al Settecento, ha puntato il proprio interesse sulla rappresentazione dei conflitti, descrivendo, commentando, denigrando o trasfigurando le ragioni e le crudeltà della guerra. Tale produzione di testi è cresciuta intorno ad alcuni importanti scontri europei o extraeuropei, considerando gli effetti della guerra sia sulle vicende personali sia su contesti sociali più ampi (dagli echi di Roncisvalle all’assedio di Vienna del 1683, passando per la difficile stagione delle guerre d’Italia o per eventi “mediatici” come la battaglia di Lepanto del 1571). Il panel intende indagare le norme che regolano la costruzione di alcune narrazioni – in prosa, in poesia o sulla scena – della guerra, riflettendo sul funzionamento e sul complesso sistema retorico di significative opere letterarie, con particolare attenzione a studi sui seguenti generi:

l’epica e la rappresentazione delle grandi battaglie (anche individuali);

la storiografia, come riflessione – spesso memorialistica – sugli eventi della storia vicina;

la novellistica, dove talvolta il conflitto fa da scenografia o rappresenta un riverbero rispetto alle storie narrate;

il teatro, come cassa di risonanza anche popolare della drammaticità della guerra. Il panel intende contribuire allo studio di tali aspetti attraverso un approccio interdisciplinare (letteratura e storia, letteratura e scienza, letteratura e arte, letteratura e teatro) alla produzione letteraria dei diversi centri culturali italiani. Saranno privilegiate ricerche in corso di giovani studiosi.

8. La guerra tra letteratura e propaganda dal Medioevo alla prima Età Moderna

  • Proponenti: Raffaele Cesaro (Scuola Superiore Meridionale, Napoli) e Maria Di Maro (Università degli Studi dell’Aquila)
  • e-mail: raffaele.cesaro@unina.it; maria.dimaro@univaq.it

Nella tradizione letteraria l’evento bellico è stato spesso oggetto di rappresentazione in varie tipologie testuali. Il racconto del conflitto, dalle descrizioni nelle cronache alle registrazioni nei libri di ricordi, dalle battaglie epiche ai tragici vagheggiamenti lirici, adotta di volta in volta differenti strutture stilistiche ed espressive. Pur nella loro diversità, queste rappresentazioni possono essere il risultato di precisi condizionamenti politici, ecclesiastici o di classe, derivanti da poteri forti non meno che da convincimenti e posizioni personali degli autori. In tali casi, l’obiettivo sottaciuto o esplicitato del testo è instradare il lettore verso una specifica e a volte faziosa interpretazione del conflitto. Il panel si pone l’obiettivo di indagare le strategie retoriche, i motivi e le immagini con cui tra Medioevo e prima età Moderna gli autori hanno raccontato il conflitto (guerre, rivolte popolari, lotte civili) per assecondare esigenze di propaganda politica, religiosa, morale.

9. Poesia lirica e conflitti quattrocenteschi

  • Proponente: Italo Pantani
  • e-mail: italo.pantani@uniroma1.it

Il panel trae origine dall’intento di presentare alcune delle indagini elaborate da un gruppo di ricerca, formatosi presso «Sapienza. Università di Roma», e composto soprattutto da giovani studiosi uniti dall’interesse per la lirica (latina e volgare) del XV secolo: un periodo storico caratterizzato da una continua ricerca di equilibri di potere tra stati regionali, in una convulsa alternanza di guerre e trattati di pace, di congiure e vendette, di rovesciamenti dinastici e ribaltamenti di alleanze; ma anche contraddistinto da una forte conflittualità tra intellettuali. I cinque interventi già previsti, e gli altri che vorranno eventualmente aggregarsi, costituiranno un significativo sondaggio sulle varie modalità quattrocentesche di rappresentazione del conflitto, attraverso indagini dedicate a testi esemplari, provenienti da tutte le aree della penisola.

10. Le linee del fronte: guerre schieramenti e conflitti nell'Inamoramento de Orlando

  • Proponenti: Anna Carocci (Università di Roma Tre) Annalisa Perrotta (Sapienza Università di Roma)
  • e-mail: anna.carocci@uniroma3.it; annalisa.perrotta@uniroma1.it

La letteratura cavalleresca ha il suo punto focale nella rappresentazione della guerra: una guerra iperbolica, spettacolarizzata e irreale, ma basata su questioni di grande attualità all’epoca e ai nostri giorni – il conflitto religioso e la diversità culturale. Di questa guerra, l’Inamoramento de Orlando di Boiardo offre una declinazione unica nel panorama cavalleresco. Le innovative tecniche descrittive boiardesche permettono di rappresentare le scene belliche con un’evidenza e una modernità finora sconosciute a questo genere letterario, e la rappresentazione del nemico si carica di nuova complessità. Per Italo Calvino, «L’essere di fé diversi non significa molto di più, nel Furioso, che il diverso colore dei pezzi in una scacchiera»: questa affermazione si potrebbe applicare più a ragione all'Inamoramento? Come si declinano i rapporti tra avversari nel poema? Che ruolo giocano il rispetto del codice d’onore cavalleresco, la diversità di fede ed etnia, il rapporto con l’Altro? Boiardo interpreta un umanesimo cavalleresco che rinnova il senso dell'epopea tradizionale e i suoi strumenti retorici e ideologici di rappresentazione. Una rivoluzione che parte proprio da un diverso modo di intendere la guerra. Il panel mira a indagare gli scenari bellici nell’Inamoramento – sotto il profilo stilistico e ideologico – a partire dall’analisi di passi significativi del poema, che lo confrontino con il panorama della letteratura cavalleresca ma ne mettano anche in risalto la peculiarità.

11. «Se c’è un fucile prima o poi sparerà». Il tema delle armi nella letteratura italiana, da Orlando a Dante’s Inferno

  • Proponenti: Giorgio Patrizi (Università Mercatorum, Roma); Teresa Agovino (Università Mercatorum, Roma); Matteo Maselli (Università degli Studi di Macerata)
  • e-mail: teresa.agovino@unimercatorum.it

L’arma, bianca o da fuoco, da sempre strumento di rappresentazione del conflitto, si rivela centrale nella nostra società quanto nella letteratura, come già prospettato da Čhecov in una nota massima, ripresa anche da Eco e Barthes. Si fa ricorso alle armi (o, volontariamente, non le si usa) in stato di guerra – come nella Liberata, nei Lombardi del Grossi o nella letteratura Neorealista (si pensi alla pistola di Pin nel Sentiero dei nidi di ragno). Non mancano, tuttavia, episodi in cui il duello (dall’epica cavalleresca sino a Romanzo Criminale e oltre) veda spade e pistole protagoniste della narrazione. Infine, l’arma figura finanche quale concretizzazione materiale del conflitto contro sé stessi, come si legge nella notte dell’innominato o, persino, quale risemantizzazione di fantasia in contesti di immaginazione videoludica come la falce in Dante’s Inferno. Lame, bocche da fuoco, armi improprie compaiono sovente all’interno di poemi e romanzi, come fulcro di un conflitto spesso interiore al personaggio che le brandisce. Inoltre, l’uso delle armi non è mai esclusivo appannaggio maschile: da Clorinda alla Line leviana le donne ben conoscono e applicano l’arte del combattimento e dimostrano di saper giostrare o sparare al pari degli uomini. L’uso delle armi è soggetto, poi, allo scorrere del tempo: se quelle bianche con l’avvento della polvere da sparo – svolta tanto epocale da restare impressa finanche nel Furioso – vanno perdendo di utilità in favore di strumenti più moderni, quali i giubbotti antiproiettile, è l’atomica a suscitare le inquietudini degli autori tardonovecenteschi (Calvino, Levi, Morante…).

12. Signorie italiane e potenze straniere fra conflitti e diplomazia nel XVI secolo

  • Proponente: Fabio Giunta (Alma Mater – Università di Bologna)
  • e-mail: fabio.giunta@unibo.it

Numerosi conflitti dalle diverse matrici e con molteplici nature hanno caratterizzato e sconvolto l’Europa e l’Italia del XVI secolo. Le guerre si correlano a miseria, carestie e pestilenze; si svolgono fra cristiani e musulmani, cattolici e protestanti, stati e grandi monarchie; ma anche fra scienze, arti, filosofie, generi letterari, stili e retoriche. Fioriscono le dispute e le controversie. In particolar modo, il Cinquecento assiste al declino del vigore socio-politico degli stati della penisola non solo con le «guerre horrende de Italia» ma, anche nel corso della seconda metà del secolo, quando gli stati italiani vengono contesi e controllati dalle grandi monarchie assolute che dominano l’Europa, come fa soprattutto il regno di Spagna di Filippo II. Il panel si propone quindi di indagare alcuni aspetti relativi alla trattatistica e alle pratiche diplomatiche che si sono occupate dei conflitti in cui gli stati italiani si sono scontrati con le grandi potenze straniere. Gli interventi potranno mettere in luce o evidenziare particolari caratteri delle attività, delle scritture e delle relazioni di prelati, scrittori, ambasciatori, storici o filosofi che in maniera più o meno diretta hanno inciso o sono stati coinvolti in una lotta significativa di questo secolo.

13. Conflitti nella novella rinascimentale

  • Proponenti: Gruppo Prin Re.Novella: Stefano Carrai (SNS Pisa), Monica Marchi (Università di Siena), Elisa Curti (Università Ca’ Foscari, Venezia), Sandra Carapezza (Università degli Studi, Milano)
  • e-mail: sandra.carapezza@unimi.it

La proposta di panel nasce nell’ambito del progetto Prin 2017 “Il genere novella nel Rinascimento italiano: repertorio, database e inquadramento storiografico”. L’indagine sulla novella rinascimentale (XV e XVI secolo) e, in particolare modo, la ricognizione delle coordinate spazio-temporali, dei personaggi e delle vicende del corpus novellistico volgare e latino mostrano la fertile interazione del genere con gli eventi della storia, spesso conflittuali, e con le dinamiche sociali, anch’esse non di rado antagonistiche. Il conflitto, che attraversa a molteplici livelli la società italiana del Rinascimento, si proietta nella narrazione novellistica, per sua natura incline ad accogliere elementi del reale. Il panel intende quindi raccogliere comunicazioni sulla novella del Quattrocento e Cinquecento che prendano in esame

Conflitti storici tra nazioni, città, parti, gruppi sociali

Conflitti di genere (uomo / donna)

Conflitti sociali

Conflitti culturali (nell’incontro con l’“altro”)

14. Lettere, scritti, trattati di formazione del Cinquecento

  • Proponenti: Maria Teresa Girardi (Università Cattolica – Milano), Maria Chiara Tarsi (Università Cattolica – Milano), Giacomo Vagni (Università di Friburgo – CH)
  • e-mail: mariateresa.girardi@unicatt.it; mariachiara.tarsi@unicatt.it; giacomo.vagni@unifr.ch

Sulle orme del genere umanistico dell’institutio, nei primi decenni del Cinquecento si afferma, diffondendosi poi con crescente intensità lungo tutto il secolo, un filone letterario, nelle forme del dialogo, del trattato o trattatello, dell’epistola, riconducibile al genere, in senso lato pedagogico, della scrittura ‘di formazione’. Originato dall’esigenza ‒ seguente alla svolta politico-sociale e culturale determinata dalle guerre d’Italia ‒ di una nuova antropologia e di nuovi modelli per ‘l’uomo in relazione’, il filone di cui è capostipite il Cortegiano declina variamente l’intento formativo e modellizzante nei diversi contesti geografici e sociali e nei diversi ambiti dell’agire umano: accanto a testi che si incaricano di fornire norme e precetti del ‘bene vivere’, si registrano scritti rivolti più specificamente alla formazione di giovani destinati alla vita pubblica, anche con particolare attenzione alla loro istruzione ed educazione culturale, così come alla formazione del gentiluomo, o della gentildonna. Si tratta di una produzione non ancora sufficientemente indagata nel suo complesso, specie per quanto riguarda l’apporto di scritti ‘minori’ o poco noti, e tuttavia di grande rilievo non solo per la funzione fondativa che assume sul piano etico e civile, ma perché orientata alla costruzione di una nuova convivenza per il tempo di pace.

15. Parlare al nemico/parlare del nemico: discorso e oratoria nella tradizione epico-cavalleresca

  • Proponenti: Guglielmo Barucci, Michele Comelli e Cristina Zampese (Università degli Studi di Milano)
  • e-mail: michele.comelli@unimi.it

Il gruppo di ricerca “Ottava rima” (con la rivista «AOQU») dell’Università degli Studi di Milano propone un panel che focalizzi l’attenzione sull’importanza – politica, retorica, ideologica – del discorso oratorio come strumento alternativo e complementare alle armi e alla violenza nella tradizione epica e romanzesca della letteratura italiana (in particolare fino al Seicento). Se, infatti, la guerra è elemento centrale di questa tradizione, la letteratura nell’assimilarla e nel narrare la realtà bellica ha sempre riservato un ruolo di primo piano alla retorica e all’arte oratoria, in particolare in luoghi topici e ufficiali come le assemblee e gli incontri diplomatici (ambascerie, colloqui tra capitani o sovrani, discorsi alle truppe), come strumenti essenziali per definire le ragioni stesse della guerra e per trovare una soluzione ad essa, non di rado disattesa.

16. «Tra le spade e ’l furor di Marte»: la rappresentazione della guerra nella produzione epico-eroica del secondo Cinquecento

  • Proponente: Angelo Chiarelli, Università della Calabria
  • e-mail: angelo.chiarelli89@virgilio.it

La rappresentazione del conflitto nella produzione epico-eroica del secondo Cinquecento è fortemente condizionata da profondi mutamenti sociopolitici e da un capillare processo di formalizzazione della guerra che rifunzionalizza la presenza del fenomeno bellico all’interno del tessuto testuale. La tipologia della guerra, in un periodo di fervida codificazione dell’epos moderno, assume nella scrittura epica una valenza nodale con prevedibili ripercussioni sulla sfera degli amori che rivestono un ruolo solo ancillare. La critica si è più volte soffermata sulla nuova visione della guerra presentata in questi testi e, in particolare, sulla presenza dei vari tecnicismi bellici poco considerati nell’epica classica, desunti in modo evidente dalla trattatistica militare coeva. Il presente panel vuole, dunque, indagare i modi della rappresentazione della guerra nella fitta costellazione di poemi composti tra l’uscita del terzo Furioso e la Liberata di Tasso. Si accetteranno, perciò, proposte che intendano analizzare: a) il passaggio dall’individualismo eroico omerico a una visione corale del conflitto bellico; b) la presenza e la fortuna della trattatistica militare nel racconto epico; c) l’analisi di singoli aspetti relativi alla rappresentazione del conflitto (scienza ossidionale; disposizione delle truppe; castrametazione e approvvigionamenti militari).

17. Narrare la guerra in ottave: rappresentazioni belliche nei poemi tassiani

  • Proponenti: Centro di Studi Tassiani di Bergamo (CST); Luca Bani (Università di Bergamo - CST); Franco Tomasi (Università di Padova - CST)
  • Discussant: Cristina Cappelletti (Università di Bergamo - CST), Massimo Castellozzi (IULM - CST)
  • e-mail: info@centrodistuditassiani.it

Il Centro di Studi Tassiani è nato a Bergamo nel 1950 con lo scopo di promuovere gli studi critici, storici, linguistici e filologici relativi a Bernardo e Torquato Tasso. In occasione del XXV Congresso Nazionale dell’ADI, il Centro propone un panel dedicato alla rappresentazione della guerra nei poemi tassiani, nella Liberata e nella Conquistata in particolare, ma anche nelle opere giovanili di Torquato e nel Floridante di Bernardo Tasso. Potranno essere argomento delle relazioni le scene collettive di battaglia, ma anche i singoli duelli, ponendo in rilievo – per esempio – la dipendenza dalle fonti storiche e dai trattati di arte bellica, le strategie narrative, il rapporto con i modelli della tradizione letteraria, il confronto, almeno nel caso del poema maggiore di Torquato, con analoghi episodi nella Conquistata. Alle rappresentazioni della guerra, e delle conseguenze che da essa derivano, non possono che fare da contraltare le rappresentazioni della pace, attraverso scene in cui si parla di una pace raggiunta dopo la guerra, ma anche di momenti di pace concessi ai due eserciti o ai singoli combattenti, che trovano il modo di alienarsi dalla battaglia e sfuggire alla guerra. Accanto alla prassi poetica, potranno essere indagate anche le riflessioni sulla guerra e sulla sua rappresentazione presenti nelle opere teoriche di Torquato Tasso, spesso propedeutiche o esegetiche rispetto ai poemi.

18. Dai centri ai confini della corte: i letterati-ufficiali all’epoca delle guerre d’Italia (1494- 1559)

  • Proponenti: Chiara De Cesare (Università degli studi di Parma); Valentina Leone
  • e-mail: chiara.decesare@unipr.it; leonevalentina24@gmail.com

Il panel intende proporre una declinazione cinquecentesca al tema del conflitto, volta a una ricostruzione del periodo delle guerre d’Italia (1494-1559) attraverso l’intreccio di testimonianze documentarie e letterarie. Con riferimento alle indicazioni di Dionisotti, gli interventi dovranno coniugare un solido impianto storico a un netto ancoraggio geografico, per ricostruire il contesto nel quale si calano le esperienze dei letterati che fanno della scrittura uno strumento per riflettere e intervenire sui momenti più acuti della lotta politica e militare. Si privilegeranno indagini sui carteggi e sulle fonti d’archivio, intermediati dalle opere letterarie, che sondino una realtà conflittuale dominata non solo da sovrani e principi, ma anche da ufficiali e governatori. In questo senso, l’orizzonte della ricerca intende allargarsi dalle corti verso le periferie e i governi locali nei diversi Stati regionali dove, lontano dal potere centrale, l’affiorare delle fazioni banditesche, dello scontro tra potere de iure e de facto è spesso indicativo degli schieramenti tra il Regno di Francia e la Corona spagnola. Ne è esempio l’ampia documentazione del periodo trascorso da Ariosto in Garfagnana, la quale − oltre a trovare un’espressione singolare nelle lettere e nelle Satire − restituisce un’istantanea di un territorio di frontiera, percorso da contrasti interni, da non ignorare per delineare una storia letteraria che tenga conto della complessità dei rapporti di cui si alimenta.

19. Chi è il nemico? Ambiguità del fronte e conflitti interni nelle guerre dell’Età moderna

  • Proponente: Patrizia Pellizzari (Università degli Studi di Torino)
  • e-mail: patrizia.pellizzari@unito.it

Quando inizia una guerra, chi sia il nemico sembra essere chiaro; ma nello sviluppo degli eventi bellici, nel tumulto degli scontri e delle battaglie, nel dipanarsi delle tattiche e delle strategie, non sempre tale figura mantiene i contorni iniziali né gli eserciti conservano l’originaria o presunta compattezza. Nonostante questi fenomeni si verifichino in tutte le epoche, cominciano ad acquisire una speciale rilevanza a partire dalle Guerre d’Italia, quando i repentini cambiamenti di fronte e di alleanze, la presenza di armate “multietniche” rendono assai più scivolosi i confini tra chi è nemico e chi non lo è. Queste fluttuazioni sono registrate dalla letteratura – dalla storiografia alla trattatistica, dal poema al teatro – anche nelle opere in cui la linea di demarcazione fra gli avversari sembra essere nettamente tracciata (a solo titolo di esempio: saraceni e cristiani nell’epica cinquecentesca). Il panel si propone di esplorare, pertanto, autori dell’Età moderna che, tra Cinque e Settecento, si sono interrogati nelle loro opere sull’ambiguità del fronte, sui rivolgimenti all’interno degli eserciti, sui conflitti tra alleati, sulle ripercussioni di tali cambiamenti sulla vita degli individui, così come sul fine e sul valore della guerra.

20. “A peste, fame et bello libera nos, Domine”. Contagio, guerre e conflitti nella letteratura italiana dalla modernità al contemporaneo

  • Proponente: Antonio R. Daniele (Università degli Studi di Foggia)
  • Discussant: Sebastiano Valerio (Università degli Studi di Foggia)
  • e-mail: antonio.daniele@unifg.it

La trincea e il contagio sono un binomio storicamente assodato, dalla peste nel campo acheo della Guerra di Troia a quella dei Lanzichenecchi al tempo della Guerra dei Trent’anni. Di lì il sottofondo del romanzo manzoniano: la letteratura italiana ha spesso registrato e riscritto la vicenda storica per rappresentare la realtà e restituirci i termini di un conflitto che non è solo quello dei soldati veicolo del contagio, ma anche quello di uomini e di società che riflettono, nell’inevitabile struggle for life, visioni delle cose contrapposte, in un dissenso culturale fatto anche di disinformazione e negazionismo: “la strana confusione di tempi e di cose” di cui scrisse Manzoni stesso. Dal Vitangelo Morea, che raccontò la Peste di Noja seguita agli anni di guerra nel Regno di Napoli (1815), ai “vermi” di Francesco Mastriani, che narrava di sifilide e altri contagi nella Napoli dopo i conflitti per l’Unità d’Italia, ai resoconti di Enrico Farnè sul colera del 1855, con l’Armata Sarda che si contagiò nella Guerra di Crimea; fino alla Spagnola nella Grande Guerra e di cui si trova traccia nei carteggi di Pirandello. Senza trascurare la “cronaca letteraria” odierna sulla narrazione del contagio da Covid-19 e sui conflitti culturali che ne sono venuti (Paolo Giordano, Chiara Gamberale fra gli altri). Il panel si propone di indagare forme della letteratura italiana, dalla modernità al contemporaneo, che rappresentino sia la storicità del contagio legato a conflitti armati sia l’idea conflittuale del virus come errore morale, sociale e fisico.

21. Teatri di guerra: conflitti, moti e rivoluzioni a teatro (XVI-XIX sec)

  • Proponenti: Daniela De Liso (Napoli, Federico II), Valeria Merola (L’Aquila)
  • e-mail: daniela.deliso@unina.it; valeria.merola@univaq.it

Il teatro, sin dalle sue origini, nelle sue varie forme e nei vari allestimenti, si è configurato come luogo in cui ristabilire, nelle coordinate spazio-temporali della fictio drammatica, un ordine, momentaneamente sconvolto da guerre, moti e rivoluzioni. Ma il teatro è anche spazio politico e sociale, luogo deputato alla riflessione critica e all’impegno civile, che della guerra offre rappresentazioni mimetiche o simboliche, didascaliche o evocative, narrative o metaforiche. Gli scenari del conflitto entrano in modo diverso nella scrittura drammaturgica, che li rielabora nel tentativo di ricostruire il tessuto pacifico dell’ordine perturbato. Il panel si propone di indagare storie, metodologie e linguaggi della letteratura teatrale italiana dal XVI al XIX secolo.

22. Guerre fantastiche e conflitti immaginari tra Sei e Ottocento

  • Proponente: Anna Maria Salvadè (Università di Verona)
  • Discussant: Fabio Danelon (Università di Verona)
  • e-mail: annamaria.salvade@univr.it

Il panel si propone di indagare la complessità delle rappresentazioni in prosa e in verso di conflitti svincolati dai consueti parametri del reale e collocati in contesti fantastici, dagli altri mondi alle età future; senza escludere parodie, deformazioni grottesche e travestimenti tipici della dimensione zoomorfa. Si collocano in questa prospettiva scrittori e opere che, sull’esempio di modelli riconosciuti (Luciano, Ariosto), narrano di guerre celesti (si pensi alle battaglie lunari di Saverio Bettinelli nel poema Il mondo della luna, più volte rielaborato), di scontri epici fra specie animali (come nella Batracomiomachia pseudo-omerica, tradotta e reinterpretata da una schiera di autori, fino a Giacomo Leopardi) e di conflitti lontani nel tempo (è il caso di Ippolito Nievo, nella Storia filosofica dei secoli futuri); in quest’ultimo genere di proto-fantascienza rientra anche il racconto di vicende belliche che si immagina abbiano avuto un esito diverso da quello effettivo.

23. “Bellum omnium contra omnes”: stroncature, polemiche, conflitti, agguati, scontri letterari fra Sei e Ottocento

  • Proponenti: Cristina Cappelletti e Fabio Forner (Università di Verona)
  • Discussant: Corrado Viola (Università di Verona)
  • e-mail: cristina.cappelletti@univr.it; fabio.forner@univr.it

Il panel si propone di indagare il tema del conflitto condotto o raccontato con i mezzi propri del letterato. Il dibattito letterario, del resto, non sempre resta pacato e accademico. Non di rado la differenza di vedute diventa la causa, o la conseguenza, di divisioni profonde che toccano anche rapporti personali, famigliari o sociali. Tracce di questi accadimenti si trovano nei carteggi editi e inediti d’antico regime (si pensi alle minacciose lettere del marchese Maffei ai suoi nemici o ai loro conoscenti) e non mancano in quelli del nuovo regime. Parimenti, nei periodici, che a partire dal XVIII secolo animano il dibattito letterario, compaiono anche pesanti stroncature e accuse: immediato è il ricordo della «Frusta letteraria» di Baretti. Il presente panel accoglie contributi che, attraverso l’analisi di lettere private e articoli di periodici, illustrino gli aspetti di un dibattito culturale che trascende i confini del dialogo per diventare scontro violento e che, quindi, portino nuova luce sull’origine di tale violenza.

24. Scenari del conflitto tra diplomazia e letteratura nel ‘lungo’ Settecento (1689-1815).

  • Proponenti: Simone Forlesi (Università di Pisa), Pietro Giulio Riga (Sapienza Università di Roma).
  • e-mail: simone.forlesi@fileli.unipi.it; pietrogiulio.riga@uniroma1.it

Il panel si colloca nell’ambito delle ricerche del Prin 2017 La costruzione delle reti europee nel 'lungo' Settecento: figure della diplomazia e comunicazione letteraria, che intende ricostruire l’incidenza dei canali diplomatici sulla produzione letteraria, artistica ed editoriale, nonché sulla circolazione europea dei saperi. Pertanto, il panel intende da una parte offrire un contributo al quadro, ancora in buona parte da esplorare, delle ricerche sulle scritture prodotte dalla mediazione diplomatica (dispacci, relazioni, carteggi, memorie, diari, cronache, trattati e manuali, paratesti, dediche, opere storiografiche ecc.); dall’altra approfondire le modalità con cui determinati autori, generi e testi abbiano veicolato – in termini espliciti o allegorici – l’idea di conflitto nel secolo delle guerre di successione e delle rivoluzioni. Il panel accoglierà dunque interventi volti a indagare le specificità formali e strutturali dell’ampio ventaglio di scritture al servizio dell’attività diplomatica e le declinazioni letterarie più rappresentative del conflitto politico-militare nel corso del Settecento.

25. Le «voci» del conflitto. Per un lessico degli Illuministi meridionali

  • Proponenti: Gian Mario Anselmi (Università di Bologna), Pasquale Guaragnella (Università di Bari)
  • Discussant: Aldo Maria Morace (Università di Sassari)
  • e-mail: gianmario.anselmi@unibo.it; pasquale.guaragnella@libero.it

L’impegno etico e civile degli Illuministi meridionali – che richiederebbe nell’ambito filologico-letterario ulteriori e rigorose indagini – andava, com’è noto, significativamente dispiegandosi contro ogni forma di oscurantismo, esprimendo un’arte del dialogo e della socievolezza: è il caso, per esempio, della lezione che Antonio Genovesi mutuava da Giovanni Della Casa. Senonché, lo stesso Genovesi, così come Gaetano Filangieri, i fratelli Grimaldi, Melchiorre Delfico, Francesco Mario Pagano o Francesco Lomonaco con sguardo realistico riconoscevano, in seno alle società del loro tempo, le perduranti dimensioni del ‘conflitto’ e delle guerre quali decisivi ostacoli ai princìpi e alle aspirazioni di «pubblica felicità». In tale ambito, un orientamento di ricerca peculiare del Panel qui proposto potrebbe prevedere la dilucidazione di alcuni lemmi diffusamente presenti negli Scritti dei riformatori meridionali, riguardanti propriamente i temi relativi al ‘conflitto’ o anche specificamente relativi alle guerre. Basterebbe pensare alla voce «guerra» in un illuminista di Terra d’Otranto, Giuseppe Palmieri, peraltro cultore di Machiavelli e della sua Arte della guerra. Del resto, non si potrebbero trascurare gli scenari terribili della Rivoluzione del 1799. Esemplarmente: basterebbe andare alle pagine di un testimone diretto degli episodi, nella città di Napoli, di una tragica guerra civile. Il testimone, Giuseppe De Lorenzo, fu apprezzato da Benedetto Croce per aver offerto una narrazione puntuale e veritiera. Valga il racconto dell’ingresso delle bande sanfediste nella Capitale, epilogo bensì di una terribile guerra civile, ma all’interno di un contesto europeo in cui operavano grandi forze militari, a cominciare da quella inglese: «Il dì 12 giugno 1799 i briganti erano già alle porte di Napoli, ed il dì 13 giorno di giovedì a vista, e s’inoltrarono fino al forte di Vigliena; i bastimenti inglesi che, durante tutto il tempo della repubblica, avean tenuto bloccato il porto, in questa giornata s’introdussero nella rada ed attaccarono i forti. La guardia nazionale, ma che dico? Quella poca porzione di essa che al colpo della ritirata annunciata dal cannone del forte S. Elmo fu per ordine del Governo rinchiusa nel Castel nuovo di dove uscirono i diversi distaccamenti per opporsi al nemico (…). Ma gran Dio! tutto era inutile; la Repubblica era terminata». In quegli spazi conflittuali e di guerra operò l’ultima generazione degli Illuministi meridionali, fino al destino doloroso dell’esilio o della morte.

26. Ugo Foscolo «letterato». Attività compositiva e impegno civile nelle forme della militanza, della riflessione storica e dell’analisi critica

  • Proponenti: Giulia Ravera (Università di Milano), Miriam Kay (Università di Pisa)
  • e-mail: giulia.ravera@unimi.it; miriam.kay@phd.unipi.it

La natura poliedrica dell’impegno letterario e culturale di Foscolo si declina tra poesia, romanzo, commento erudito, traduzione, scrittura giornalistica, riflessione storica e critico-letteraria. Al contempo, vi è una precisa e costante concezione del ruolo, della dignità e dei doveri del «letterato», che si impegna per la crescita e per la consapevolezza della comunità di cui fa parte, nel presente e soprattutto nella prospettiva di un futuro da costruire; Foscolo non disdegna perciò il contributo pratico né il rischio personale, tanto sul campo di battaglia quanto nel dibattito e nella polemica politica. Tale principio rimane un riferimento fisso, dalla giovinezza democratica e militante, alla maturità dei problematici rapporti con l’ambiente milanese e co bonapartismo, fino all’esilio, con le sue gravose difficoltà materiali e con la distanza sia fisica che culturale dalla patria. Il panel, nato sull’onda del recente seminario parmense (maggio 2022) e dell’ormai prossima nascita del CRIF (Centro Interuniversitario di Studi Foscolo), si prefigge di accogliere e far interagire contributi che illustrino la complessità della vicenda letteraria e biografica di Foscolo nel segno della responsabilità intellettuale e della coscienza civile, con apertura anche al peculiare contesto storico con cui egli si confrontò, spesso con difficoltà, ma sempre in modo incisivo.

27. Personaggi in conflitto: la tragedia italiana dalla Rivoluzione francese all’Unità

  • Proponenti: Gabriele Baldassari (Università degli Studi di Milano), Stefania Baragetti (Università degli Studi di Milano)
  • e-mail: gabriele.baldassari@unimi.it; stefania.baragetti@unimi.it

Il panel intende offrire un’occasione di confronto sulla tragedia italiana nell’arco compreso fra il 1789 e il 1861, guardando nello specifico al ruolo dei personaggi, testimoni delle inquietudini e dei dissidi che hanno attraversato la fine del Settecento (tra la Rivoluzione francese e l’avvio dell’epopea napoleonica) e animato l’epoca risorgimentale, quando la scrittura drammaturgica si apre a nuovi spazi di impegno militante e culturale, diventando un mezzo per dare voce ai valori identitari e insieme divulgare gli ideali del processo unitario. Un importante momento di svolta nella costruzione del personaggio drammatico è rappresentato, come noto, dalla tragedia di Vittorio Alfieri (il quale nel 1789 termina la stampa delle sue tragedie presso Didot), che pone in primo piano le tensioni etico-morali che albergano negli animi dei suoi protagonisti; ne emerge una raffinata indagine introspettiva, destinata a costituire un modello di riferimento per il teatro moderno dominato dall’aspirazione patriottica e dal motivo anti-tirannico. Tra le possibili linee di ricerca si segnalano: la costruzione delle figure dell’eroe e dell’anti-eroe; il linguaggio dell’eroe; il rapporto fra eroe e spazio; il conflitto padri-figli; la funzione e la fisionomia delle figure femminili; l’incidenza delle fonti (classiche e moderne) nella definizione del personaggio, nonché le contaminazioni con altri generi letterari e forme artistiche.

28. Prima e dopo Waterloo. Gli intellettuali, Napoleone, le grandi Potenze militari e i moti insurrezionali per la libertà

  • Proponente: Rosa Giulio, Università di Salerno
  • e-mail: rgiulio@unisa.it

A Waterloo avvenne uno degli scontri bellici più famosi e decisivi della storia europea, al centro di opere altrettanto celebri, di Stendhal, Chateaubriand, Hugo, seguito da una “pace” che ridisegnò gli equilibri politici del nostro continente, imponendo con gli eserciti della Santa Alleanza quell’insieme di forze reazionarie contro cui si mobilitarono i popoli in difesa della propria libertà. Nelle comunicazioni afferenti al panel si dovrà complessivamente tracciare un quadro, per quanto possibile, esaustivo, a partire dall’entrata di Bonaparte a Milano, il 15 maggio 1796, della produzione storica, letteraria, teatrale, giornalistica, attraverso cui gli intellettuali dell’epoca napoleonica intervennero negli accesi dibattiti sulla necessità delle guerre in Italia per conquistare l’indipendenza nazionale. Insieme con gli scritti degli autori più importanti, come Foscolo, Monti, il giovanissimo Manzoni, andranno indagati anche quelli di Lomonaco, Cuoco, Salfi, Galdi, Botta, Gioia, Colletta, dei patrioti e martiri partenopei del ’99 (Pagano, Fonseca Pimentel, Ciaia, Cirillo, Russo). Si può estendere il percorso diacronico ai primi tempi della Restaurazione, quando gli esiti nefasti del Congresso di Vienna impongono nuove strategie rivoluzionarie, da Pellico, Confalonieri e Santorre di Santarosa a Berchet, Mazzini e a Nievo, che nel suo capolavoro narra non solo alcuni episodi significativi della nostra storia preunitaria, ma anche le epiche e vittoriose insurrezioni dei greci contro l’impero ottomano concluse nel 1830, da ritenere termine “ad quem” della ricerca proposta.

29. Trauma, ideologia, identità: la letteratura come luogo di rielaborazione del conflitto (secoli XVIII-XX)

  • Proponenti: Valeria Di Iasio (Università di Padova), Francesco Roncen (Università di Padova)
  • e-mail: valeria.diiasio@unipd.it; francesco.roncen@unipd.it

Il panel indaga la funzione della letteratura come luogo di rielaborazione del conflitto. In tal senso si intende andare oltre la sola dimensione della narrazione memorialistica dei fatti per individuare quelle zone entro cui trovano spazio i seguenti processi: l’emersione, più o meno conscia, del trauma fisico e psicologico subito da sé o da altri; lo scarto tra il sistema ideologico di appartenenza antecedente al conflitto e quello che matura a posteriori; la riflessione sul rapporto tra identità individuale e dimensione collettiva o nazionale del conflitto. La proposta mira a ricostruire la presenza di tali processi sia nella letteratura di Ancien Régime, generalmente meno permeabile all’intrusione di voci individuali e anticonformistiche, sia in quella otto-novecentesca, teatro della definitiva ‘modernizzazione’ delle forme del conflitto politico e bellico e della nascita degli scenari contemporanei di dissenso civile e cooperazione internazionale. Al fine di restituire maggiore tridimensionalità alla ricerca si incoraggiano studi di natura comparatistica tra esperienze indipendenti (anche transnazionali) e generi o forme letterarie differenti.

30. Ricordare e raccontare la guerra: scritture private del conflitto tra Rivoluzione e Risorgimento

  • Gruppo di lavoro dell'AdI Rivoluzione, Restaurazione e Risorgimento
  • Proponente: Chiara Licameli (Sapienza Università di Roma)
  • e-mail: chiara.licameli@uniroma1.it

In accordo con tematiche approfondite dal gruppo di ricerca RRR si propone quest’anno un’indagine sulle scritture private di guerra tra il 1789 e il 1870. Nell’arco temporale di interesse, durante il quale significativi eventi bellici sconvolsero l’Italia e l’Europa, l’idealizzazione del conflitto in chiave etico-civile ha assunto un ruolo cruciale nelle vite di tanti che si impegnarono nelle questioni di interesse pubblico. Questo ha tuttavia comportato anche la necessità di fare i conti con la realtà del dolore, della perdita, talvolta della disillusione. Saranno oggetto di interesse le narrazioni di guerra che si staccano dalla retorica ufficiale e si collocano nel quotidiano degli uomini e delle donne che vissero i fatti bellici in prima persona. Possono essere prese in considerazione scritture epistolari, memorie e diari.

31. Retorica del conflitto: costruzione epica e demistificazione nelle narrazioni belliche tra Otto e Novecento

  • Proponenti: Agnese Amaduri (Università di Catania), Rosario Castelli (Università di Catania), Novella Primo (Università di Messina)
  • e-mail: agnese.amaduri@unict.it; rcaste@unict.it; novella.primo@unime.it

Da sempre la letteratura ha partecipato attivamente alla costruzione di un immaginario bellico funzionale a caldeggiare o osteggiare il conflitto. Da strumento di dialogo e mezzo di risoluzione delle fratture, il linguaggio si fa monologo di una fazione o dell’altra, inasprendo lo scontro tra le parti. Nutriti sono gli esempi relativi soprattutto ai conflitti mondiali, in particolare alla Grande Guerra che annovera tra i promotori della retorica interventista: D’Annunzio, Marinetti, Papini, cantori della necessità di sanare antiche piaghe attraverso l’azione purificante del conflitto. Di contro si affermano chiaramente altri discorsi sulla guerra tesi a mostrarne gli orrori e le devastazioni da essa arrecati. Basterebbe pensare al racconto di De Roberto La paura, alle contronarrazioni resistenziali sino alla focalizzazione sugli oppressi ne La Storia di Morante. Il panel si propone, quindi, di mettere al centro del dibattito la retorica del conflitto in testi narrativi di vario genere (in particolare otto-novecenteschi), focalizzandosi sull’uso strumentale del mezzo letterario per promuovere la visione epica e sacrale della guerra o, viceversa, per demistificarla e svelarne le ipocrisie.

32. La rappresentazione letteraria delle guerre d’Indipendenza nell’Italia postunitaria: tra patriottismo e antimilitarismo, retorica e testimonianza

  • Proponente: Matteo Leonardi, Università di Torino
  • e-mail: matteo.leonardi@unito.it

Il panel è dedicato alle narrazioni delle Guerre d’indipendenza pubblicate nell’Italia postunitaria, per squadernare la varietà delle rappresentazioni nell’epoca della loro “rielaborazione storica”, sospese tra celebrazione e denuncia, memorialistica e idealizzazione: dai” camerati” di Verga, dalla “piccola vedetta lombarda” di De Amicis, dalle “fortunate catastrofi di Custoza e di Lissa” di Tarchetti all’“antimilitarismo” di Lucini, dai “ricordi” di D’Azeglio alle “noterelle” di Abba. Potrà essere eventualmente inclusa anche la Prima guerra mondiale quando intesa come “quarta guerra d’indipendenza”.

33. Scrittrici italiane in lotta: tra Rivoluzione, Risorgimento e Prima guerra mondiale

  • Proponenti: Matteo Di Gesù (Università di Palermo); Chiara Natoli (Università di Palermo)
  • Discussant: Antonio Rosario Daniele, Università di Foggia
  • e-mail: matteo.digesu@unipa.it; chiara.natoli01@unipa.it

Tra la fine del XVIII secolo e il 1918, L’Italia è attraversata da conflitti che ne ridisegnano confini istituzioni, governi: dalle guerre di successione ai moti rivoluzionari, dalle campagne napoleoniche alle lotte per l’indipendenza sino al coinvolgimento nel primo conflitto mondiale. Del lungo processo che avrebbe condotto all’unificazione nazionale sono state protagoniste anche le donne: partecipando alla vita politica, mobilitandosi in azioni cospiratrici, ma anche esercitando il proprio ruolo di intellettuali, accompagnando con la propria produzione letteraria i moti rivoluzionari e le lotte per l’indipendenza, fondando riviste femminili e animando salotti letterari. La scrittura e il pensiero delle donne hanno concorso alla definizione dell’immaginario nazionale italiano anche da una prospettiva che oggi diremmo ‘di genere’, sovente rivisitando il repertorio retorico identitario nazionale in maniera feconda e innovativa e testimoniando in maniera partecipe la disillusione postrisorgimentale. Quelli di Eleonora de Fonseca Pimentel, Cristina Trivulzio, Caterina Percoto, Giannina Milli, Giuseppina Turrisi Colonna, Carolina Invernizio, Fanny Salazar Zampini, Matilde Serao, Annie Vivanti e Grazia Deledda sono solo alcuni dei nomi che si potrebbero fare. Il panel si propone quindi di riflettere sulla produzione letteraria delle autrici che, in vario modo e in forme diverse, abbia per tema i conflitti politici a cavallo dei due secoli, nonché le idee che li hanno ispirati, le speranze che hanno generato, i drammi che hanno cagionato, mediante contributi che:

Analizzino testi, di poesia e prosa, che si confrontano con il tema del conflitto e/o del suo superamento, contribuendo a costruire il discorso identitario, culturale e politico italiano, o al contrario discostandosi dal canone dominante da una prospettiva critica di genere.

Mettano in luce la costruzione di modelli identitari femminili fondati su esperienze di conflitto e rottura, o al contrario di anelito alla pace e alla ricomposizione.

Analizzino la relazione tra la scrittura delle donne e la loro partecipazione ai moti, alle guerre di indipendenza e al primo conflitto mondiale.

34. Conflitti familiari nella narrativa italiana tra Ottocento e Novecento

  • Proponenti: Luciana Pasquini (Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara); Mario Cimini (Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara); Thea Santangelo (Freie Universität Berlin/Università Libera di Berlino)
  • Discussant: Sabina Longhitano (UNAM Città del Messico)
  • e-mail: luciana.pasquini@unich.it; mario.cimini@unich.it; santangelo.thea@fu-berlin.de

«Polemos è padre di tutte le cose» recita un noto aforisma di Eraclito. In effetti, il conflitto è elemento connaturato alla vita degli uomini, così come lo è l’aspirazione alla pace. Si tratta di una dialettica che investe tutte le società antiche e moderne, le contrappone spesso nelle degenerazioni parossistiche degli scontri bellici e genera quel profilo accidentato della storia, “scandalo che dura da diecimila anni” (Ginzburg), che la cosiddetta civiltà non è mai riuscita ad appianare in maniera stabile. Ma il conflitto è dato costituzionale anche delle micro-formazioni sociali, a partire dai suoi nuclei fondanti che sono le famiglie, le cui dinamiche interne si configurano come espressioni metonimiche di quelle dei più ampi gruppi umani. La letteratura da sempre è il luogo privilegiato di elaborazione anche di questi conflitti; tuttavia nel periodo che va dalla seconda metà dell’Ottocento ai primi del Novecento, in ragione di epocali mutamenti storici e sociali, specie nell’ambito del romanzo e del racconto, si fa carico di una serrata opera di indagine sull’universo familiare in cui da un lato sembrano perpetuarsi comportamenti atavici e dall’altro s’intravedono nuove contrapposizioni (come quelle generazionali o tra i sessi) destinate a deflagrare nella più recente modernità. Il panel intende promuovere una riflessione critica su momenti, autori, opere che, nel periodo indicato, si ritiene siano emblematici della dimensione conflittuale interna alla famiglia o che in essa proiettano gli estremi di una conflittualità storica di più ampia portata.

35. Il conflitto delle interpretazioni: il testo letterario come «scarto dalla norma» e il dibattito su rivista tra fine Ottocento e primo Novecento

  • Proponenti: Gianmarco Lovari (Università di Firenze) e Ilaria Muoio (Université de Liège)
  • e-mail: gianmarco.lovari@unifi.it; ilaria.muoio@uliege.be

Nel Quaderno 3 (1930) Antonio Gramsci usa l’espressione «struttura ideologica» per indicare i modi organici attraverso cui una classe dominante indirizza e definisce una direzione culturale. «La stampa», scrive Gramsci, «è la parte più dinamica di questa struttura ideologica: (…) tutto ciò che influisce o può influire sull’opinione pubblica direttamente o indirettamente le appartiene». La lotta per l’egemonia, dunque, non si arresta allo scontro materiale fra classi sociali, ma si estende alle interpretazioni veicolate dagli apparati, divenendo di fatto lotta di ideologie. Questo panel intende focalizzare l’attenzione sulla critica come processo dialogico di formazione e decostruzione dei significati, a partire da casi – a posteriori clamorosi – di stroncatura dell’opera letteraria che abbiano trovato spazio su quotidiano o rivista nell’arco di tempo compreso tra il 1878 (l’anno di Rosso Malpelo, la prima novella verista) e il 1929 (l’anno degli Indifferenti di Moravia, l’opera che apre la strada al “nuovo realismo” degli anni Trenta). Saranno accettati contributi che intendano riflettere sulle seguenti linee di indagine: accusa generica di immoralità; accusa faziosa di plagio; ricezione del primo momento controversa; querelles che hanno orientato il canone. Saranno gradite proposte ermeneutiche che si misurino con il recupero di un rimosso materiale e che si propongano di ricostruire una «genealogia delle opinioni» (Luperini) anche intorno all’opera di autori poco frequentati.

36. L’altro conflitto. La letteratura che cambia la prospettiva

  • Proponente: Florinda Nardi, Università degli studi di Roma “Tor Vergata”
  • e-mail: florinda.nardi@uniroma2.it

La rappresentazione della guerra, e dei conflitti morali, identitari, culturali che ne derivano, ha spesso assunto nella letteratura italiana la prospettiva dell’altro, dello straniero, del diverso, del nemico (spesso anche fratello). Meglio ancora, con grande frequenza, nel rappresentare le realtà conflittuali il fatto letterario mostra quello reale sotto un’altra – non consueta, non canonica, non pregiudiziale – prospettiva. Dallo sguardo esterno sulle guerre non combattute di Pirandello a quello coinvolto di d’Annunzio e Ungaretti, dalla prospettiva infantile e adolescenziale di Calvino e Pasolini a quella dello straniero di Fenoglio, la grande letteratura italiana che ha descritto le guerre ha spesso concesso al lettore spunti di riflessione per comprendere ragioni incomprensibili, per cambiare prospettiva, per provare le emozioni dell’altro. I tanti conflitti che hanno ferito il Novecento e sono penetrati prepotentemente nel terzo millennio hanno trovato nuove ulteriori forme di narrazione sempre più consapevoli della responsabilità che la letteratura può assumere nella rappresentazione del mondo e, magari, del potere di cambiarlo. La NIE (New Italian Epic), la letteratura di migrazione, più in generale la letteratura italiana di stranieri italofoni o di seconde e terze generazioni offrono un altro vastissimo corpus di opere capace di vivisezionare i conflitti, di nuovo, sociali, culturali, interiori, persino connaturati per scrittori e scrittrici e realtà ormai ibride. Si vuole qui proporre di ripercorrere quei testi della letteratura italiana che sono stati in grado di rappresentare i conflitti interrogandosi sulle diverse prospettive che lo hanno motivato e lo hanno diversamente vissuto, nella consapevolezza, come direbbe il collettivo Wu Ming 1 che debba esserci una «assunzione di responsabilità» della letteratura, che si debba sostenere una «etica del narrare» e soprattutto che «la fiducia nel potere della parola è un must».

37. Lettere a Malvolio. Conflitto, duello e violenza linguistica nel Novecento intellettuale

  • Proponenti: Dario Gattiglia (Università di Genova) e Francesca Santucci (Università di Genova)
  • e-mail: dariogattiglia@gmail.com; francesca05santucci@yahoo.it

Partendo dal titolo di una celebre epistola montaliana, il panel è volto a sondare come conflitto e violenza siano stati inoculati – ma anche sublimati – all’interno della pagina scritta durante un secolo di massicce contraddizioni. Interlocutori reali o fittizi, contesti pubblicistici od opere letterarie, dibattiti a viso aperto o carteggi privati, polemiche di oggettivo interesse per la collettività o meri attacchi personali: quali scontri di rilievo si sono avuti e come si è costituito il linguaggio dello scontro intellettuale nel secolo scorso? Il panel è aperto tanto alla ricostruzione storiografica e filologica quanto all’analisi testuale, senza limitarsi a scontri fra singoli individui o a occasioni di conflitto originatesi nel solo contesto italiano.

38. La guerra è un topos maschile? Le scrittrici raccontano la prima grande guerra

  • Proponente: Patrizia Guida (LUM)
  • e-mail: guida@lum.it

Questo panel vuole promuovere una riflessione sull’impatto della prima guerra mondiale sulla scrittura femminile nel primo dopoguerra. Uno sguardo attento e d’insieme rivela un quadro molto più complesso e problematico di quanto a primo acchito si possa immaginare. Tra le scrittrici che hanno ‘raccontato’ la guerra come sfondo o come indiretta protagonista, si impongono le figure di Amalia Guglielminetti con le sue novelle del 1919, che rappresenta la dimensione domestica del primo conflitto mondiale con i suoi personaggi reduci e feriti, Paola Drigo con il trittico di Codino (1918), Annie Vivanti con due volumi, Le bocche inutili e Vae victis!, che raccontano le atrocità della guerra e la violenza sulle donne durante le occupazioni, Anna Franchi, che scrisse diversi volumi sul conflitto del 1915-18, ma anche Willy Dias, Donna Paola, Maria Ginanni, Haydée, Carolina Invernizio, Eva Kühn Amendola, Ada Negri, Enif, Rosa Rosà, Amelia Pincherle Rosselli, Matilde Serao, Sfinge (Eugenia Codronchi Argeli). L’obbiettivo di questo panel sarà pertanto quello di rintracciare e ricostruire alcune delle strategie retoriche e narrative adottate dalle scrittrici nell’affrontare il discorso sulla guerra. In particolare, saranno gradite le proposte che verteranno sui seguenti aspetti: personaggi e figure di guerra tra testimonianza e invenzione; racconti e saggi direttamente o indirettamente legati al tema della guerra; strategie narrative utilizzate dalle scrittrici per raccontare il conflitto; l’interpretazione della guerra da parte delle donne; l’impatto della prima guerra mondiale sulla scrittura femminile.

39. Scrivere sotto le bombe: il conflitto come contesto di scrittura

  • Proponente: Monica Zanardo (Università degli Studi di Padova)
  • Discussant: Virna Brigatti (Università degli Studi di Milano)
  • e-mail: monica.zanardo@unipd.it; virna.brigatti@unimi.it

Il panel si propone di interrogare l’impatto dei conflitti nella produzione letteraria, concentrandosi sul conflitto come contesto di scrittura, anche – e soprattutto – qualora il conflitto non sia espressamente tematizzato nelle opere. Particolare attenzione verrà prestata a cantieri filologici o documenti di natura editoriale che permettano di cogliere le conseguenze del contesto bellico a tutti i livelli della produzione letteraria: dall’ideazione (opere interrotte, innesco creativo legato al mutato contesto…) alla stesura (versioni smarrite o distrutte, riscritture, rifacimenti o riassestamenti…), fino alla diffusione (interventi censori, vincoli editoriali, difficoltà materiali nella pubblicazione…). I contributi analizzeranno l’impatto materiale e intellettuale dei conflitti guardando alle autrici e agli autori che, dal Medioevo ai giorni nostri, hanno esercitato la propria creatività entro un contesto bellico.

40. «Depositari di una eredità». Gli scrittori e la seconda guerra mondiale

  • Proponenti: Gianluca Genovese (Università Suor Orsola Benincasa, Napoli); Andrea Torre (Scuola Normale Superiore, Pisa)
  • Discussant: Franco Tomasi (Università di Padova)
  • e-mail: gianluca.genovese@docenti.unisob.na.it; andrea.torre@sns.it

In un noto passaggio della prefazione del 1964 a Il sentiero dei nidi di ragno, uno tra i primi romanzi post-bellici, Italo Calvino registrava il sentimento di una generazione che, uscita dalla «battaglia», si sentiva non «schiacciata o vinta» ma «depositaria di una sua eredità». Le proposte di intervento per questo panel potranno riguardare, anche con taglio comparatistico e interdisciplinare, tutti gli aspetti e i campi d’indagine relativi al modo in cui la letteratura italiana ha declinato l’«eredità» delle guerre fasciste e della Seconda guerra mondiale: ad esempio, il rapporto tra verità e finzione e tra etica ed estetica; la ridefinizione di generi e di forme letterarie tradizionali; la trasformazione dell’esperienza in memoria e in testimonianza; il confronto del romanzo postmoderno con il racconto dell’indicibile.

41. Al cuore del conflitto: le scrittrici e la Resistenza

  • Gruppo di lavoro dell'AdI "Studi delle donne nella letteratura italiana"
  • Proponenti: Annalisa Andreoni (Università di Pisa), Chiara Tognarelli (Università di Pisa)
  • e-mail: annalisa.andreoni@unipi.it; chiara.tognarelli@gmail.com

Le autrici del Novecento letterario italiano si sono spesso misurate con la Storia, rivendicando per sé un mandato di carattere etico e civile che le ponesse al centro del dibattito pubblico sugli eventi a loro coevi: in particolare hanno reso una testimonianza diretta, da protagoniste, del movimento resistenziale, raccontandone le storie e analizzandone i significati, e comparando poi — ora con bruciante insoddisfazione, ora con disillusione — gli ideali che avevano animato la guerra di liberazione con la realtà dell’immediato Dopoguerra. Ricorrendo a un’ampia gamma di generi e di soluzioni formali e accentuando la caratura politica della propria scrittura, intesa come strumento di denuncia e riscatto, le scrittrici hanno spesso denunciato i limiti e gli anacronismi di una società che ancora le relegava a una posizione marginale e di sfocata subalternità. Il panel accoglierà, dunque, contributi su autrici le cui opere abbiano offerto una narrazione o una rilettura critica della Resistenza e degli anni immediatamente successivi.

42. Letteratura femminile di Resistenza: lingua, filologia e critica

  • Proponenti: Elisiana Fratocchi, Daniel Raffini (Università La Sapienza di Roma)
  • e-mail: elisiana.fratocchi@uniroma.it; daniel.raffini@uniroma1.it

H.M. Enzesberger nel 1966 apriva un numero del «Menabò» con una capitale riflessione dedicata ai rapporti tra storiografia e letteratura, riconoscendo alla prima uno sguardo sintetico e alla seconda una prospettiva analitica in grado di illuminare tutte le componenti della Storia. Laddove la storiografia persegue una restituzione oggettiva del fatto, secondo il critico la letteratura con le sue tecniche si fa maggiormente carico dello Spirito dell’epoca. A partire da questa ottica, si incoraggiano proposte di intervento che analizzino testi di scrittrici, ascrivibili a diversi generi testuali, che si sono misurate con il racconto della Resistenza. La letteratura femminile di Resistenza si popola di opere ancor oggi scarsamente storicizzate. Se si eccettua un numero esiguo di testi antologizzati o brevemente menzionati nelle storie letterarie, resta escluso un folto numero di scrittrici che hanno in vari modi elaborato il tema. Il panel è dunque pensato per ospitare interventi dedicati alla scrittura femminile di Resistenza e si propone come un’occasione di riscoperta di autrici e opere misconosciute. Al tempo stesso si accoglieranno studi che analizzino opere più note attraverso nuove prospettive metodologiche. Il panel vuole costituire un incentivo ad affrontare aspetti critici e teorici di questi testi ma anche filologici e linguistici, per approfondire tra le maglie della scrittura o nei laboratori delle scrittici gli intenti reali.

43. “Ricordate la vostra umanità e dimenticate il resto”. Guerra e pace nella poesia italiana del secondo Novecento

  • Proponente: Caterina Conti (Università di Trieste)
  • e-mail: caterina_conti@libero.it

Durante la Guerra fredda, molti autori e autrici italiani/e si dedicarono a scrivere e riflettere sulla complessa situazione in cui si trovava il mondo diviso tra le due zone d’influenza statunitense e sovietica, in un crescendo di minacce e dimostrazioni di forza sotto il pericolo costante dello scoppio di un conflitto nucleare. Nello specifico, nel panorama italiano l’uso del testo poetico risulta particolarmente efficace nel rappresentare, nel dire e suggerire vie d’uscita possibili o ideali, conducendo molte produzioni letterarie a un’affermazione di fondo di umanità oltre ad appartenenze ideologiche e politiche. Senza la presunzione di affermare e argomentare con la gravosità della prosa, la poesia diventa allora la chiave fondamentale attraverso cui lanciare messaggi di pace rivolti a tutti i tipi di destinatario, dai bambini ai generali di guerra. Riprendendo la celebre frase “Ricordate la vostra umanità e dimenticate il resto”, tratta dall’appello per la pace sottoscritto da sette studiosi di fama internazionale e ispirato al “testamento spirituale” di Einstein alla fine della Seconda Guerra mondiale, in questo panel si intende approfondire alcune singole poesie dei maggiori autori e autrici che hanno influito sul pensiero pubblico italiano per ispirare una nuova mentalità della pace che disumanizza la guerra, e rendere consapevoli i cittadini della potenzialità delle espressioni democratiche per impedire un conflitto il cui esito sarebbe stato disastroso per tutte le parti.

44. Cronotopi bellici nella poesia italiana del secondo Novecento.

  • Proponente: Sara Gregori (Università degli Studi di Genova); Antonio D’Ambrosio (La Sapienza Università di Roma)
  • e-mail: sara.gregori@edu.unige.it; antonio.dambrosio@uniroma1.it

Le vicende belliche del secolo scorso hanno catalizzato l’attenzione del dibattito culturale, conquistando senza fatica anche l’ambito letterario. La scrittura poetica, in particolare, ha accolto lessico, temi, motivi propri della vita militare e dell’esperienza al fronte, inserendoli in un cronotopo ben definito. Se lo scenario delle due guerre mondiali ha invaso con prepotenza buona parte della coeva produzione (bastino il tempo parcellizzato sulla pietra del Carso del primo Ungaretti e il primo Rebora «nel valloncello (...) tra melma e sangue»), la poesia del secondo Novecento sembra orientarsi su due binari: riprendere immagini belliche tradizionali per piegarle alle esigenze del presente, con tutte le sue complessità e contraddizioni economiche, politiche, sociali (è il caso di Fortini o Zanzotto), o affrontare le guerre contemporanee da una prospettiva non belligerante, da una «Europa che non vive una pace, ma una tregua atterrita», spiega Anedda, che con Notti di pace occidentale chiude il secolo sullo sfondo della guerra del Golfo. Il panel accoglie interventi che analizzino in maniera originale la struttura dello spazio-tempo in raccolte poetiche edite tra il 1945 e il 1999, secondo queste possibili – ma non uniche – direttrici: a) analisi critico-stilistica del cronotopo bellico in una o più raccolte di uno/a stesso/a autore/autrice; b) confronto tra raccolte poetiche di più autori/autrici; c) analisi critica della costruzione di un cronotopo attraverso le varianti.

45. Identità/Alterità: scenari del conflitto occidente-oriente tra la letteratura italiana e la letteratura araba

  • Proponenti: Wafaa Raouf El Beih (Università di Helwan, Il Cairo) e Abdelhaleem Solaiman (Università di Aswan, Aswan)
  • e-mail: abdelhaleem.solaiman@yahoo.it; wafaa.raouf@hotmail.com

Il panel si propone di soffermarsi sulla rappresentazione di diversi scenari del conflitto Occidente-Oriente nella letteratura italiana e nella letteratura araba, soprattutto considerando il rapporto tra identità e alterità (che «non sono concepibili l’una senza l’altra» (M. Augé: 2007). Un rapporto dialettico che, nel corso di tutte le epoche storiche, non smette di agire sulla natura dello scrivere e dell’espressione, ispirando e continuando a ispirare opere che vogliono affrontare e raccontare situazioni e memorie conflittuali che sollevano temi scomodi e interrogativi inquietanti. Il panel, senza specificare un arco temporale definito, intende indagare e confrontare le narrazioni e le contronarrazioni di tale scontro epocale, che non smette di cambiare dinamiche e semantica, nel panorama letterario italiano e arabo. I possibili temi per il panel riguardano:

  • Scenari di guerra tra Occidente-Oriente nella letteratura italiana e araba
  • Rappresentazione del conflitto Occidente-Oriente nelle scritture migranti
  • L’immagine dell’altro coloniale nella letteratura araba
  • Politica e ideologia e la costruzione dell’altro
  • Letteratura della resistenza
  • intellettuali tra impegno e disimpegno
  • memorie storiche e postcolonialismo

46. La guerra nel cantautorato italiano (anni ’60-2000)

  • Proponenti: Ciro Perna (Università della Campania), Elisabetta Tonello (Università e.Campus)
  • e-mail: ciro.perna@unicampania.it; elisabetta.tonello@uniecampus.it

La musica leggera italiana è un fenomeno di indubbia rilevanza culturale, che può e deve essere studiato a partire da una prospettiva letteraria, stilistica e retorica. Da questo punto di vista è infatti possibile cogliere aspetti legati alla sensibilità, al costume e alla identità sociale del Paese. Questo panel intende indagare il tema della guerra attraverso alcuni brani particolari, opere di cantautori, dal dopoguerra ai giorni nostri, che hanno toccato marginalmente o messo al centro della loro produzione la riflessione e la condanna dei conflitti contemporanei e universali. Parole e musica divengono così luogo di denuncia e al contempo di superamento e conciliazione, in nome di valori come il pacifismo, l’integrazione sociale, l’amore. L’esame dei dati relativi alla penetrazione delle canzoni in oggetto (vendite, ascolti, recensioni su riviste e quotidiani); l’analisi lessicale, sintattica e morfologica e lo studio delle fonti permetteranno non solo di valutare e osservare alcune costanti fondamentali nell’opera di ciascuno di questi artisti, ma anche come alcuni elementi comuni finiscano per promuovere/interpretare (in un movimento circolare che si alimenta da ambo le parti) uno specifico giudizio e quasi una morale collettiva condivisa.

Partecipanti: • Elisabetta Tonello - (Università e.Campus) Antidoti alla guerra: amore e evasione nei testi di Lucio Dalla • Renzo Iacobucci - (Università della Svizzera italiana) «Se questo è il destino crudele di un ladro di porci»: viaggio intorno e dentro la guerra in un’operina della Piccola Orchestra Avion Travel • Ciro Perna - (Università della Campania) Questione di «Suddd»: multietnicità e integrazione come superamento del conflitto sociale in Animamigrante • Martina Cita - (Università di Ferrara) «E lì con i fiori nascerà la libertà»: il movimento giovanile nella musica italiana degli anni Sessanta • Elena Niccolai - (Scuola Normale Superiore) «La Canzone della Marcia della pace» (1961) di Franco Fortini tra poesia e musica • Federico Della Corte - (Università e.Campus) Le guerre di De Andrè

47. Cronache di una «città violentata». Il G8 di Genova tra letteratura e media

  • Proponenti: Chiara Tavella e Lorenzo Resio (Università di Torino)
  • e-mail: c.tavella@unito.it; lorenzo.resio@unito.it

«Quando fu ucciso Carlo Giuliani, ci rendemmo conto che non poteva non accadere. (...) Era il primo esempio di guerra preventiva». Sono queste le parole con cui Edoardo Sanguineti commenta sulle colonne dell’«Unità» le tragiche vicende del G8 svoltosi nella “sua” Genova. «Fu la prova generale di un regime», aggiunge il poeta di Laborintus, anticipando il giudizio che di quegli stessi fatti darà Andrea Camilleri nell’Abecedario del 2010. Quelle di Sanguineti e del narratore di Vigata sono solo due tra le numerose voci di scrittori e intellettuali italiani che hanno offerto le cronache di una «città violentata» in quella che viene definita, senza esitazioni, una vera e propria «guerra civile». Il panel intende proporre una riflessione intorno alle narrazioni scaturite da una delle pagine più sofferte della storia dell’Italia contemporanea, che rivela i primi segnali della crisi «di un mondo ordinato e rassicurante», destinato a conoscere di lì a poco gli attentati dell’11 settembre, il terrorismo internazionale, le guerre in Afghanistan e in Iraq. Oggetto dell’analisi saranno forme e generi letterari diversi: articoli polemici stesi a ridosso degli eventi da autori e critici militanti, inchieste giornalistiche condotte dopo i fatti (es. G8. Cronaca di una battaglia di Carlo Lucarelli), romanzi (es. Il giro di boa del già citato Camilleri, i gialli di Bruno Morchio o i graphic novel di Christian Mirra, Gloria Bardi, Gabriele Gamberoni e Zerocalcare), racconti (es. Tamburi a Genova di Wu Ming) fino alle polemiche in versi tra poesia e musica.

48. La rappresentazione della guerra nel romanzo italiano dell’ipermodernità

  • Proponente: Niccolò Amelii (Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara)
  • e-mail: niccolo.amelii@studenti.unich.it

Nel panorama letterario italiano degli ultimi vent’anni la tematica bellica ha trovato ampio spazio, venendo riconfigurata all’interno dei nuovi stilemi formali e dei nuovi generi narrativi ibridi affermatisi nell’«età ipermoderna» (Donnarumma 2014), in cui la mescolanza di cronaca, testimonianza, indagine storica, reportage, sostanzia e definisce nuove peculiari ramificazioni della non fiction. Poste di fronte alla cosiddetta “crisi dell’esperienza”, le scritture dell’estremo contemporaneo in Italia tornano ad interrogarsi sulla realtà, a rappresentare criticamente il presente e a gettare un rinnovato sguardo sul passato cercando di emanciparsi dalle imperanti logiche televisive e mediatiche che colonizzano e “derealizzano” l’immaginario collettivo, in nome di un rinnovato impegno post-ideologico, che pare muoversi da istanze etiche e morali poste al di là di specifiche o rivendicate appartenenze politiche. Il presente panel vorrebbe fornire una prima mappatura, evidentemente non esaustiva ma significativamente sintomatica e tipologica, delle modalità narrative, delle risorse espressive, delle retoriche discorsive mediante cui il topos della guerra viene rivisitato, rielaborato e declinato nella letteratura italiana post-Duemila, sulla scorta della centrale rivalutazione della funzione soggettiva dell’autore-narratore e, contestualmente, del valore epistemologico del documento.

49. Forme di conflitto ideologico e culturale: il dibattito sulle idee e i riflessi della Querelle des femmes nella Letteratura Italiana

  • Proponente: Maria Panetta (Università La Sapienza Roma)
  • e-mail: mariapanetta3@gmail.com

La storia europea è costellata di testimonianze di quanto diversamente siano stati recepiti e interpretati i due sessi nel corso dei secoli. Nella querelle des sexes si discusse in forma di lamento e di accusa sulle differenze fra i sessi e sul loro rapporto. Le prese di posizione su questo argomento si moltiplicarono nel primo Rinascimento, soprattutto in Italia, Francia, Spagna e ben presto anche negli altri paesi europei. Alla loro diffusione contribuirono anche la crescente importanza acquisita dalla parola scritta e la diffusione della stampa. Alla querelle parteciparono sia scrittori che scrittrici: gli autori scrissero opere ostili alle donne (invettive dettate spesso da misoginia) o a favore (difese delle donne, lodi, testi intrisi di filoginia); i testi conservati scritti da donne sono perlopiù a loro favore, anche se sono una minoranza per varie e intuibili ragioni. La disputa, com'è noto, ebbe origine nel Medioevo, si sviluppò nel Rinascimento, sotto l'influsso dell'Umanesimo e della Riforma religiosa, e proseguì fino all'Illuminismo. Il panel intende, dunque, indagare il conflitto come scontro intellettuale, disputa, contrapposizione di idee. Saranno bene accetti contributi che facciano luce su aspetti poco sondati di tale argomento, con una preferenza per quelli incentrati sulla querelle des femmes".

50. Scenari e retorica dei conflitti nel teatro italiano tra Seicento e Novecento

  • Proponenti: Rossella Palmieri (Università degli Studi di Foggia), Francesco Saverio Minervini (Università degli Studi di Foggia), Stella Maria Castellaneta (Università di Bari)
  • e-mail: rossella.palmieri@unifg.it; francescosaverio.minervini@unifg.it stellamaria.castellaneta@uniba.it

Vicende e conflitti della storia e degli individui si fissano sulla quarta parete fino a farla implodere nel XX secolo, modificando temi e forme della rappresentazione teatrale. Dal Seicento al Settecento, i “secoli del teatro”, sino al Novecento si assiste ad una progressiva trasformazione tematica, retorica e strutturale in senso ‘militante’ del dettato drammaturgico: esso si apre a modificazioni costitutive che ne alterano l’impianto tradizionale(come per il genere comico che abbandona la veste classica per legarsi all’esperienza dell’Arte prima di divenire espressione di una ‘tragedia’ nel teatro novecentesco) pur di accompagnare e veicolare le trasformazioni della collettività, gli sconvolgimenti storico-politici del presente, gli indirizzi della riflessione culturale, la denuncia delle assurdità sociali. Così in campo comico come in quello tragico, il tempo della modernità letteraria, costantemente sconvolta da guerre e dicotomie, elegge la scena teatrale quale ideale luogo di espressione e soluzione degli scontri della storia e dei dissidi dell’uomo. Sarà dato spazio, inoltre, anche alla cultura e agli studi di genere. Il panel accoglierà contributi volti ad indagare la rappresentazione dei conflitti della storia, il racconto delle lacerazioni degli individui, i contrasti ideologici e le controversieletterarie nella letteratura italiana tra Seicento e Novecento tra utopie e realismi, tra «felicità sognate» e «cognizione del dolore».

ADI SCUOLA

51. Narrare il conflitto: diari, racconti e lettere

  • Proponenti: Elisabetta Menetti, (Università di Modena e Reggio Emilia); Cristina Nesi (INDIRE e ADISD Toscana)
  • e-mail: elisabetta.menetti@unimore.it; crinesi@gmail.com

Il panel si occupa di offrire un panorama delle diverse forme di conflitto nella narrativa breve italiana. Tra diari, racconti e lettere è possibile cogliere la vivida presenza della storia, sebbene ricostruita e narrata tra memoria e finzione. Si possono analizzare in diacronia i conflitti sociali, i conflitti generazionali, i conflitti di genere e i conflitti armati nelle narrazioni brevi di scrittrici e scrittori della tradizione letteraria italiana. Che siano narrazioni dirette di testimoni, fittizie o simulate, magari proprio dal punto di vista dell’antagonista, che attingano alla cronaca, alla fiaba, all’epica o a scenari distopici magari ibridandoli, possono due testi brevi posti in confronto serrato farci capire meglio ‘come’ gli scrittori utilizzano il codice linguistico letterario per la ‘propria’ narrazione del conflitto? E l’analisi e la contrapposizione di due testi brevi di autori italiani, che narrano lo stesso conflitto traumatico, – incombente come la guerra, il terrorismo, lo sterminio di massa, ma anche latente come testimonia la letteratura dell’immigrazione – possono far emergere «il bisogno di raccontare agli ‘altri’, di fare gli ‘altri’ partecipi» (Primo Levi) e contemporaneamente la fallibilità e la manipolabilità della narrazione?

52. Luoghi e tempi di conflitto e di confine La permeabilità del limes e il “pluriverso” del Mediterraneo

  • Proponenti: Gina Cavone (ADI-sd Puglia); Adriana Passione (ADI-sd Campania)
  • e-mail: lcavone@libero.it; adriana.passione.prof@gmail.com

Vivere significa scegliere ogni giorno da che parte stare, in modo particolare quando si vive in terre di conflitti e di confine come le nostre città della storia e della civiltà mediterranea. Nel 2011 Franco Cassano (La rotta del Sud, in “Lettera internazionale” n°108 del 2011) scriveva: «Sul Mediterraneo non si va a cercare la pienezza di un’origine, ma a sperimentare la propria contingenza. (…) È sul Mediterraneo che il mondo del Nord-Ovest incontra il Sud-Est. Ma prendere coscienza di questo contatto delicato e complesso richiede un modo preciso di guardare il passato, nel quale gli sbarchi degli invasori, le conversioni e le stragi si riscattano nella costruzione di una nuova koiné. Il Mediterraneo è un pluriverso irriducibile.» Se lo spirito del Mediterraneo è dunque rintracciabile nella permeabilità del limes, in quella risacca che lascia su ogni sponda il segno dell’altro, il panel si propone di approfondire contenuti e forme della produzione letteraria più e meno recente in ordine ai temi del dialogo tra mondo dei vivi e mondo dei morti, tra passato e presente, tra città e mari di sotto e di sopra.

53. Il conflitto vitale: la letteratura espressione dell’umanesimo civile

  • Proponenti: Stefano Rossetti (ADISD Piemonte); Annalisa Nacinovich (Vicepresidente ADISD)
  • e-mail: annalisa.nacinovich@tiscali.it; stefanorossetti1798@yahoo.it

Il ruolo dell’insegnamento dell’italiano a scuola impone di riflettere sul valore etico e civile della letteratura, sulla sua capacità di offrire uno sguardo critico sui processi e le contraddizioni della storia; di sviluppare, in altre parole, quella capacità interpretativa e dialogica che è il fondamento dell’educazione alla cittadinanza. Una prospettiva metodologica che il tema del congresso invita a considerare non solo nei termini del rapporto fra testo letterario e “trauma” storico. L’insegnamento della letteratura costruisce quindi per sua natura una mediazione fra passato e presente. L’insegnante lavora infatti sulla dimensione storica – della lingua, dei contesti sociali e culturali, dei romanzi e delle poesie – e cerca di costruire in chi apprende il senso della storicità di fenomeni, linguaggi, temi. La trasmissione di idee e valori di cui la tradizione culturale ha sancito l’importanza costituisce il fondamento di questo lavoro. Tuttavia, questa trasmissione si realizza attraverso l’incontro con la soggettività e il vissuto delle persone che apprendono, da una parte, e dall’altra con i diversi contesti culturali del presente, in cui testi e argomenti vengono recepiti, analizzati, discussi. Si esprime quindi come relazione e dialogo fra persone, e come confronto, talvolta conflitto, fra punti di vista e interpretazioni. Il panel mette al centro alcune domande:

  • come trovare un ragionevole equilibrio fra pratiche di storicizzazione e di attualizzazione?
  • come costruire una didattica della letteratura efficace, in una scuola in cui l’innovazione è intesa spesso come liquidazione del patrimonio delle conoscenze?
  • come concepire l’intreccio fra apprendimenti e linguaggi colti/ istituzionali, da una parte, e apprendimenti informali/ giovanili dall’altra?

L’Associazione degli Italianisti invita a presentare proposte di panel. Esse dovranno pervenire all’indirizzo paneladi@unifg.it entro il 10 giugno 2022, con un abstract non inferiore a 500 battute e non superiore a 1500 (spazi inclusi) e con la chiara indicazione di un indirizzo e-mail del proponente o dei proponenti.

Invitiamo a versare quanto prima la quota annuale di iscrizione all’Associazione e comunque non oltre il 3 settembre 2022. Ricordiamo a tutti i relatori e ai coordinatori dei panel delle sessioni parallele che l’inserimento del nominativo nel programma definitivo del Congresso è subordinato all'avvenuta regolarizzazione del versamento della quota di iscrizione.

Non sarà in ogni caso possibile versare la quota a Foggia. L'unica modalità prevista è il versamento (Soci: 50 euro; Associati: 25 euro) tramite bonifico bancario al Conto Corrente dell'Associazione degli Italianisti - IBAN: IT61 N030 6904 01310000 0060 997. Per tutti i dettagli sulle modalità di iscrizione all'Associazione, visita la pagina dedicata.

  • Sistemazioni alberghiere
  • Cena sociale
    La cena sociale si terrà il 16 settembre alle ore 20.30 presso il Ristorante "Samì – Ristorante in Fiera" (Viale Fortore, 155). Il costo sarà di 40 euro a persona.
    Le prenotazioni devono giungere entro il 5 settembre 2022, compilando il form online dove sarà possibile specificare eventuali intolleranze/allergie alimentari o la richiesta di un menù vegetariano.
    Coloro i quali intendano prendere parte alla cena sociale dovranno inviare la ricevuta del bonifico che attesti l'effettivo pagamento del servizio all'indirizzo congressoadi@unifg.it.
    La quota partecipativa va versata con bonifico intestato a:
    Sebastiano Valerio IBAN: IT82V0760104000001060923552 (Poste Italiane) Bic swift: BPPIITRRXXX. Nella causale si prega si specificare "Nome Cognome – Cena sociale ADI".