FISH&CHIPS “Fisheries and Cultural Heritage, Identity and Participated Societies” è un progetto di cooperazione transfrontaliera finanziato dal Programma Interreg V-A Grecia-Italia 2014-2020. Finanziato nell’ambito dell’Asse Prioritario 2 (Gestione Integrata dell’Ambiente) con un budget di circa 900.000 euro, FISH&CHIPS ha come protagonista il mare, la pesca, le tradizioni marinare e intende valorizzare il patrimonio archeologico e culturale dell’area di Taranto in Puglia e dell’isola di Corfù in Grecia, creando opportunità concrete di diversificazione delle attività economiche delle comunità di pescatori e di destagionalizzazione turistica.
L’Università di Foggia, Dipartimento di Studi Umanistici, è capofila del progetto che coinvolge, sul lato italiano, la Regione Puglia, Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio e la Confcommercio Imprese per l’Italia-Taranto; sul lato greco il progetto coinvolge il Dipartimento di Storia dell’Università delle Isole Ionie e l’Eforato delle Antichità di Corfù.
Partner associati sono il Museo Nazionale Archeologico di Taranto MarTA e l’Associazione dei Pescatori di Petritis (Corfù).
Tutta la storia di Taranto è legata al mare. Anzi ai due mari, il Mar Piccolo e il Mar Grande, e alle loro risorse che da sempre, fino a tempi recenti, hanno costituito la base dell’economia e uno degli elementi identitari della città. Non è un caso che Aristotele, in un passo della Politica, parli proprio di Taras, insieme a Bisanzio, come esempio di una polis il cui demos era prevalentemente costituito da pescatori. La strategica posizione e la favorevole conformazione geografica di Taranto furono sin dalla Preistoria alla base della fiorente economia del pescato. I porti di età greca e romana, che videro sbarcare le flotte di Silla, Cesare e Ottaviano, hanno lasciato poche tracce, ma sono noti attraverso le descrizioni di Strabone, Plutarco, Procopio di Cesarea e altri autori. La vitalità dello scalo tarantino è documentata dalle merci esportate: vino italico, bestiame e soprattutto prodotti dell’artigianato della lana e della porpora. La documentazione medievale e moderna riporta la presenza di ben tre porti, dei quali il principale era nel Mar Piccolo. A partire dal 967, con la ricostruzione della città ad opera di Niceforo II Foca, Taranto divenne un centro importante per i traffici verso l’Oriente e per il rifornimento ittico del Mezzogiorno.
Una risorsa rilevante per la città fu la produzione del sale, considerato il più bianco di tutti e molto apprezzato in campo medico, come scrive Plinio. La disponibilità di sale favorì lo sviluppo di attività correlate, come la manifattura della lana e della porpora e la produzione di salagioni. Famosi i triangoli di tonno sotto sale di Taranto trasportati via mare, pesci, conchiglie e ostriche la cui fama mediterranea è registrata fino al XX secolo. Meno nota la miticoltura, non documentata prima del XV-XVI sec., quando furono impiantati i primi allevamenti destinati a crescere vertiginosamente nei secoli successivi.
Molluschi, crostacei e pesci sono raffigurati sulle monete tarantine a partire dal V sec. a.C. e sui vasi prodotti a Taranto, in particolare sui ‘piatti di pesce’ o scolpiti su altre tipologie di materiali.
Oltre alla pratica della pesca diretta una componente essenziale del ‘raccolto del mare’ era l’acquacoltura a carattere intensivo, praticata prevalentemente nelle peschiere del Mar Piccolo, fondamentale fonte di approvvigionamento ittico per monasteri e corti del Mezzogiorno.
Il contesto marino offriva un’ampia gamma di prodotti che resero celebre la città del Golfo. Taranto fu infatti uno dei principali poli produttivi della porpora, nel mondo antico tra i simboli per eccellenza del potere imperiale. Questo pigmento si estraeva dai murici, chiamati dai tarantini coccioli, rompendo il guscio, da cui si ricavavano pochi milligrammi di colorante. La porpora di Taranto, definita da Plinio rubra Tarentina, era molto apprezzata anche per la sua tonalità cromatica. Gli impianti per la tintura erano localizzati sulle rive del mar Piccolo dove sono stati rinvenuti accumuli imponenti di gusci triturati di murici, il Monte dei Coccioli ricordato dai viaggiatori del Grand Tour.
L’industria della porpora era connessa a quella della lana e di tessuti pregiati, come i tarantinidia, vesti sottili e trasparenti, sinonimo di abbigliamento ricercato e di moda per antonomasia.
I murici non erano gli unici molluschi utilizzati nelle manifatture tessili tarantine. Una lavorazione particolare è quella del ciuffo di filamenti con cui la Pinna Nobilis si ancora ai fondali e da cui si ricavava la seta marina, denominata comunemente bisso. Morbidezza, lucentezza e colore dorato della seta di mare, ottenuta dopo un lungo e processo di lavorazione, hanno contribuito ad alimentare miti e leggende su questa fibra. Colpì anche J. Verne se il capitan Nemo di Ventimila leghe sotto i mari cita “tessuti di filo di bisso di certe conchiglie”.
È possibile che il bisso fosse prodotto a Taranto nell’Antichità anche se la manifattura è documentata a partire dal XVIII, per la lavorazione di guanti, berretti, calze, sciarpe o ricami su tessuti di lino o seta, donati a personaggi di stato o appartenenti a casate reali, scambiati fra le élites o acquistati come souvenir da scrittori, naturalisti e viaggiatori. Molti dei manufatti in seta marina custoditi nei cabinets de curiosité dei Musei di Storia naturale in Europa e in America provengono proprio dal centro ionico.
Questo storico e imprescindibile rapporto con il mare si è rarefatto negli ultimi decenni, quasi trasformando quella che è sempre stata città di mare, in una città sul mare. Per contribuire a ristabilire questo legame, partendo proprio dal ‘racconto del mare’ e dal ‘raccolto del mare’, ovvero dalle storie che il mare ha conservato e dalle attività produttive incentrate sul mare, analizzate con un approccio globale e multi-interdisciplinare, è stato elaborato il progetto FISH&C.H.I.P.S. (Fisheries and Cultural Heritage, Identity and Participated Societies), concepito nell’ambito del Co-operation Programme Interreg V-A Greece-Italy (EL-IT) 2014-2020, che vede protagoniste le comunità di pescatori pugliesi e greche. Alla base dell’idea progettuale vi è la convinzione che la valorizzazione dei territori, attraverso la creazione degli Ecomusei e la partecipazione attiva delle comunità locali, debba necessariamente basarsi su un adeguato processo di analisi storica e ambientale per evitare, da un lato, il rischio di falsare l'identità culturale dei luoghi, e favorire, dall'altro, la riscoperta delle più significative vicende storiche e culturali delle comunità locali nel corso dei secoli.
L’obiettivo del progetto FISH&CHIPS è quello di identificare, preservare e promuovere il patrimonio culturale materiale ed immateriale delle coste italiane e greche (la costa pugliese tarantina e l’arcipelago di Corfù) con fini turistici. Infatti, queste coste sono caratterizzate da una considerevole presenza di beni culturali sia materiali (archeologici, architettonici, sia emersi che sommersi) che immateriali (tradizioni, costumi ed eventi) che testimoniano l’intenso rapporto tra l’uomo e il mare nel corso dei secoli.
Grazie a questo progetto, a Taranto verrà realizzato l’Ecomuseo del Mar Piccolo nel quale si terranno laboratori di archeologia sperimentale legati alla carpenteria navale, alla produzione della porpora, delle reti e nasse e laboratori del gusto per riscoprire le antiche ricette a base di pesce. I visitatori potranno sperimentare nuovi itinerari di visita attraverso l’uso di canoe e imbarcazioni tradizionali, guidati da archeologi e pescatori stessi alla scoperta degli impianti di acquacoltura e delle tecniche tradizionali di pesca. Inoltre, verranno realizzati un video documentario sui prodotti e commerci marittimi e la “Carta del Patrimonio Culturale”, un database che raccoglierà tutti gli elementi culturali, materiali ed immateriali, legati al mare. Questi modelli innovativi di sviluppo turistico sostenibile, inclusivo e rispettoso dei ritmi del territorio e della tradizione, saranno volano di crescita per la Puglia e la Grecia.
Durata del progetto: 30 aprile 2018 – 30 aprile 2020 (24 mesi)
Budget totale: € 904.639,48
Cofinanziamento UE: € 768.943,57 (finanziamento FESR)
Sito Web del Programma: www.greece-italy.eu
Contatti: danilo.leone@unifg.it